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L’ex comandante di navi e traghetti: «È un saluto che ci si scambia anche in alto mare»

Se la tirano da tecnici, parlano come se sapessero tutto della materia. Poi se ne escono con fesserie utili a ottenere facili consensi. In tanti hanno invocato misure rigide alla navigazione, il ministro Corrado Clini ha tuonato contro la pratica del cosiddetto inchino e ha promesso di metterla al bando. Parole in libertà, che stridono con la tradizione marinaresca e la logica.
L’«inchino» non è nulla di pericoloso o grave. Pericoloso e grave è solo come lo ha fatto il comandante della Concordia.
Per parlare di «inchino» bisogna almeno sapere di cosa si tratta. E chi lo sa certamente è il comandante Aldo Serra, una vita trascorsa al comando di navi e traghetti nel Mediterraneo. «Io lo facevo sempre - dichiara - davanti al Ministero dei Trasporti».
Prego? Comandante, ma che dice?
«Sì, anche quando ero al timone dei traghetti delle ferrovie».
Bella roba!
«Facevo sempre la rotta Civitavecchia-Golfo Aranci. Quando entravo, alle 17.30 in punto, i bambini aspettavano. Passavo vicino alla colonia estiva del Ministero. Tre colpi di sirena lunghi. Da terra mi rispondevano abbassando la bandiera. Io facevo ancora un fischio, loro tiravano su la bandiera e l’inchino era fatto».
Chissà quanti rischi!?
"Ma guardi che non c’entra nulla fare l’inchino, che è appunto solo un saluto, col fatto di andare su una scogliera, di mettere a rischio la sicurezza della nave».
Ma bisogna avvicinarsi alla costa per farlo?
«A parte che l’inchino si fa anche tra navi in alto mare. Le navi militari lo fanno con le bandiere, quelle mercantili con la sirena, sempre portando le unità su rotte parallele. Non serve arrivare sugli scogli, non è qualcosa che implichi una manovra particolare. È assurdo, dopo quello che è successo, dire che è colpa dell’inchino».
E di cosa è colpa, allora?
«Nella fattispecie, del fatto che il comandante ha compiuto una manovra di avvicinamento che non poteva e non doveva fare».
Non è neppure colpa delle rotte?
«I parametri di sicurezza sulle rotte impostate sono sempre assolutamente garantiti. Ma ci vuole un motivo per modificare la rotta».
E chi può cambiarla?
«Le rotte vengono tracciate dal comandante e da nessun altro. è il diritto navale che impone che sia un singolo ad avere la responsabilità diretta. Poi, certo, c’è anche tutta una catena di comando sotto».
Che cosa ha sbagliato tutto questo gruppo di comando?
«Si è scelto un passaggio troppo ravvicinato e credo non siano neppure state prese le precauzioni».
Insomma, l’inchino non è pericoloso.

Chi lo fa con leggerezza, sì.

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