Ferenc Gyurcsany, 45 anni, è una figura tipica del postcomunismo nei Paesi dellEuropa centro-orientale. Prima del crollo del regime nel 1989, era un dirigente della gioventù comunista ungherese e mirava a una carriera allinterno del partito che sembrava dover comandare in eterno. Ma quando la storia ha deciso altrimenti, Gyurcsany non si è fatto trovare impreparato: si è velocemente trasformato in un uomo daffari, sfruttando come molti altri nellimpero sovietico che crollava le proprie entrature nel mondo politico ed economico. In quegli anni i beni dello Stato venivano messi in vendita per quattro soldi e Gyurcsany divenne un protagonista della «privatizzazione selvaggia», arrivando in poco tempo a essere uno dei cento uomini più ricchi dellUngheria. Alto, distinto, amante dei vestiti firmati italiani, laureato in pedagogia e in economia, si è sposato tre volte e ha quattro figli. La vecchia guardia del partito socialista (che è il vecchio partito comunista riformato) non lo ama perché lo considera un arrivista e un «socialista da salotto», mentre il centrodestra lo ridicolizza bollandolo come espressione della «sinistra di lusso».
Ma lui si è fatto strada grazie a una forte determinazione e a una fama di decisionista vincente. È diventato primo ministro nel settembre 2004 dopo le dimissioni del collega di partito Peter Medgyessy ed è fautore di uneconomia di mercato che mantenga le tutele sociali per le fasce sociali più deboli.Lex comunista amante del lusso
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