nostro inviato a Catanzaro
Stesso gip sgradito, stesso partito dappartenenza, stesse frasi fuori luogo. Quanto accaduto il 18 agosto nel carcere di Cosenza con il deputato dellUdeur Ennio Morrone intercettato mentre rassicura il povero consigliere dei Ds Franco Pacenza sullimminente siluramento del giudice responsabile dellarresto («tanto il gip sarà trasferito il 20 agosto... è un gip distrettuale... ti posso garantire...») sembra non essere un incidente di percorso, un caso isolato.
Se la microspia piazzata nella cella di Pacenza capta anche le ulteriori rassicurazioni di Morrone circa linteressamento per un intervento sul procuratore capo Serafini da parte sua e di altri importanti esponenti politici di centrosinistra, il medesimo gip, nelle vesti di gup, Giuseppe Greco è oggetto di una ulteriore disavventura che ha per oggetto un altro importante esponente dell'Udeur calabrese, Bonaventura Lamacchia, deputato uscente (superato proprio da Morrone) nonché ex presidente del Cosenza Calcio e in questa veste già finito nei guai per lallegra gestione della società sportiva.
Il 22 maggio scorso Lamacchia sfila in udienza in merito a contestazioni di usura contenute nel procedimento penale numero 1375/05 nato dalle dichiarazioni del noto pentito Giorgio Cavaliere, che un bel giorno sè pentito dessersi pentito e ha spiattellato tutte le malefatte commesse (a suo dire) in unindagine dusura dal pm Luberto, finito sotto procedimento penale a Salerno. Quando Lamacchia viene introdotto al cospetto del gip laria è tesa. Sarà per la stampa che gironzola nei corridoi, sarà per le voci odiose alimentate anche da compagni dello schieramento di centrosinistra, fatto sta che limputato è nervoso. Lavvocato Sergio Sangiovanni introduce il suo assistito: «Risponde di usura lonorevole Lamacchia, signor giudice...». Il gip chiede se deve farlo in merito a un episodio ben preciso oppure sul contesto complessivo. Il legale capisce e taglia corto: «Ehm... vediamo se in altre... siccome ci sono rapporti...». Bene così. Si comincia. Il gup sta per dare la parola quando viene interrotto proprio da Lamacchia: «Siccome qui sono proprio...». Il giudice sobbalza sulla sedia, capisce dove limputato vuole andare a parare, pensa a unarringa politica, è inflessibile. «Eh no, non è questa la sede». Lamacchia lo interrompe di nuovo: «Lo so, non è la sede, ma non devessere nessuna sede... la giustizia giusta la faremo al Ministero!». Il ministero? Che centra il ministero? Quale ministero? Il gup inarca le sopracciglia, indietreggia con la sedia, sta per sbottare ma si trattiene: «Che cosa scusi?... Lei dovrà fare cosa?... Non ho ben capito...». Visto il tema e la sede trattata, il ragionamento di Lamacchia fa pensare al ministero di via Arenula, quello della Giustizia guidato dal ministro Clemente Mastella (dellUdeur come lui) invitato a fare luce dal centrodestra per le frasi contro il gip Greco intercettate in carcere al parlamentare Ennio Morrone (dellUdeur pure lui).
Quando il gup reagisce a quel modo lonorevole abbozza una veloce retromarcia. «No, io dico... se un cittadino viene ingiustamente accusato e qui siamo alludienza preliminare...». Stavolta è il gup che, più stizzito ancora, interrompe limputato: «Ma allora, cosa centra questo adesso?». Non centra nulla, e infatti Lamacchia non insiste più. Così linterrogatorio prende unaltra piega, prettamente processuale. Scompaiono quei riferimenti al «ministero» che alla luce di quel che sta emergendo con le interferenze di Morrone rappresentano una bella coincidenza.
gianmarco.chiocci@
ilgiornale.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.