L’ex pm: decida Prodi se il guardasigilli può restare al governo

Di Pietro chiede un intervento urgente del presidente del Consiglio: è inconcepibile che Mastella mandi le ispezioni a chi lo ha indagato

L’ex pm: decida Prodi se il guardasigilli può restare al governo

da Roma

Si sente un “analfabeta del diritto”, come dice Mastella?
«Quello che avevo da dire l’ho scritto sul mio blog», risponde Antonio Di Pietro, ministro delle Infrastrutture.
Anche lei non c’è andato leggero: nella sostanza chiede a Prodi di intervenire perchè il ministro della Giustizia non può essere contemporaneamente indagato e ministro che manda le ispezioni su chi indaga. Ma al prossimo Consiglio dei ministri stringerà la mano a Mastella?
«Non ho alcun astio personale nei confronti del ministro della Giustizia. Mi dispiace che lui scarichi tensioni su di me, accusandomi di volgarità che non aiutano a risolvere i problemi della politica giudiziaria. Ma vorrei dire di più. Credo che nella maggioranza sia il momento di riconoscere che esiste un problema di politica giudiziaria? Qual è la politica del centro sinistra sull’argomento? Se è contro i magistrati, basta dirlo. Ed è per questo che chiedo che sul tema sia il presidente del Consiglio a pronunciarsi; magari dopo una discussione interna alla maggioranza».
Incidentalmente, nell’inchiesta di Catanzaro la posizione di Prodi non è molto diversa da quella di Mastella...
«Questo non vuol dire nulla. La questione è - come scrivo nel blog - più delicata. Dallo scontro provocato fra il ministro ed il magistrato che lo aveva indagato viene fuori l’immagine di una classe politica che - sulla falsariga di come si faceva con il governo Berlusconi - non si vuole far giudicare e per questo ne inventa di tutti i colori pur di fermare i magistrati che fanno il proprio dovere. Come se i potenti - e solo loro - siano in grado di muovere meccanismi che permettono di scegliere il magistrato che fa comodo e togliere di mezzo chi non si adegua. Ci troviamo di fronte ad un bivio che, se non affrontato subito, travolgerà tutti in quanto rischiamo di mettere in pericolo lo stato di diritto. Per questo chiedo alla maggioranza tutta di mettere all’ordine del giorno quale politica giudiziaria vuole questo centrosinistra».
A proposito di “questo centrosinistra“, secondo lei la manifestazione di sabato ha rafforzato od indebolito il governo?
«Penso che la manifestazione di sabato sia stata una manifestazione che la sinistra estrema ha rivolto verso sè stessa, ben consapevole che al governo non può chiedere di più. Se vuole le offro un’altra immagine: forse è stata una chiamata alle armi in vista dei possibili futuri equilibri politici».
Quindi, anche lei, come Berlusconi è convinto che questo governo possa cadere a breve?
«Non è a questo che mi riferisco. Con la manifestazione di sabato, la sinistra estrema ha dimostrato a se stessa la propria esistenza. Il problema è che questo tipo di sinistra non può stare al governo, ed ha dimostrato che può essere solo all’opposizione. Ora sta al governo perchè nel 2006 ha fatto un accordo con la maggioranza per vincere le elezioni. Ma è chiaro che, in futuro, non è possibile riproporre uno schema così eterogeneo. Ho un grande rispetto delle posizioni espresse dai partiti della sinistra della coalizione, ma non le condivido. Loro saranno pure fedeli al loro programma. Noi dell’Italia dei Valori siamo fedeli ai nostri elettori».
Questa eterogeneità della maggioranza pensa possa essere esaltata dal dibattito sulla legge finanziaria?
«Sinceramente non ne ho la minima idea. So, però, che a Palazzo Madama ogni senatore ha più potere dello stesso partito di maggioranza relativa.

E che, forse, la gente non se n’è accorta, ma negli ultimi tempi sono nati una decina di nuovi partiti. Per questo non si può sapere come andrà a finire il dibattito sulla finanziaria. Credo che se il governo cade, cadrà su un incidente. Su un accidente».

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