RomaLappalto per il cantiere del nuovo Parco della musica fiorentino, quello vinto dallarchitetto romano Paolo Desideri e dallimpresa Sac, romana anchessa, per i magistrati fiorentini incarna il «prototipo» della gara truccata. Non per niente i «superdirigenti» Angelo Balducci e Fabio De Santis sono finiti indagati anche per rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio relativamente a questa «grande opera», prevista nellambito del 150° anniversario dellUnità dItalia. Questo perché avrebbero spifferato con mesi di anticipo il contenuto del bando di gara allarchitetto che tanto ha lavorato a Roma con le amministrazioni di centrosinistra. E cè di più. Perché al di là dellagevolazione «concessa» al progettista, il Ros (che ipotizza che lappalto fosse stato destinato a unaltra azienda, e poi assegnato alla Sac «a seguito di una diversa indicazione esterna giunta in un secondo tempo») spiega proprio attraverso la storia di questa gara in che modo gli appalti potevano essere «truccati». «Laggiudicazione sarebbe stata pilotata nel senso indicato - si legge in uninformativa - avvalendosi la commissione aggiudicatrice della possibilità di attribuire, secondo un criterio meramente discrezionale, un punteggio altissimo riferito alla qualità progettuale dellopera, a prescindere dal ribasso di aggiudicazione e dai tempi di esecuzione». Insomma, per far vincere unimpresa invece che unaltra, bastava «gonfiare» il punteggio sul «valore artistico», che ovviamente era a discrezione della commissione, in modo che i criteri legati a parametri concreti, come il ribasso del costo o i tempi per terminare lopera, non permettessero «sorpassi» sgraditi rispetto al vincitore designato. Che poi è esattamente quello che insinuano, intercettati, i concorrenti sconfitti quando lamentano di essere stati fregati dalla «cricca romana».
Proprio Riccardo Fusi, lex ad della Btp, viene ascoltato dagli inquirenti mentre alimenta sospetti sulla genuinità dellassegnazione a Desideri e alla Sac di quella gara. E lo stesso fa il suo ex socio Vincenzo Di Nardo, accennando all«appalto banditesco», mentre rimarca il sistema per pilotare la gara: «Avevano deciso da mesi. Dare 55 punti a loro e solo 28 a noi con un progetto di Isozaki. Non torna nulla». E sempre Di Nardo si sfoga con Fusi, mettendo ancora in evidenza il «gioco» dei punteggi: «Hanno vinto tutto i romani e hanno fatto in modo che vincessero serenamente, cioè hanno blindato il punteggio discrezionale in modo che ci fosse la sicurezza, e che qualunque fosse il ribasso vincessero loro». In unaltra conversazione intercettata, indica pure i membri della «banda», puntando il dito su Balducci e De Santis.
E su questo, gli inquirenti sembrano daccordo. Tanto che riassumendo il «sistema» allinizio dellultima ordinanza, quella che ha portato allarresto di Francesco Piscicelli e ai domiciliari Guido Cerruti, concentrano le loro attenzioni proprio sui due dirigenti. Scrivendo che «Balducci e De Santis hanno individuato una ristretta cerchia di imprenditori» - Anemone, De Vito Piscicelli, Cerasi Claudio e Cerasi Emiliano, Valerio Carducci, Gaetano Ciotola ed altri - ai quali hanno assegnato, ora alluno ora allaltro, lappalto per la realizzazione di opere pubbliche importantissime, ricevendone in cambio» benefit di ogni genere. Proprio il funzionamento del sistema è alla base della decisione di respingere la richiesta di revoca dellarresto per Diego Anemone, Balducci e per laltro dirigente della Ferratella, Mauro Della Giovampaola.
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