L’Fbi spiava Jobs «Era drogato e pure bugiardo»

L’Fbi spiava Jobs «Era drogato e pure bugiardo»

Indagato dall’Fbi. E non era un terrorista. Nel 1991 l’intelligence americana aveva messo gli occhi su un giovane Steve Jobs, l’uomo già aveva fondato la Apple e l’aveva poi lasciata. La ragione? Un possibile incarico «sensibile» nell’amministrazione di George Bush padre avrebbe dovuto semmai essere corredato da un curriculum privato di rispetto. Progetto naufragato dopo la scoperta che Jobs faceva uso di droghe ed era un individuo - questa la sostanza dei giudizi degli 007 - poco affidabile.
Duecento pagine, un intero dossier è stato diffuso ieri su richiesta del «Wall Street Journal». Gli agenti federali intervistarono decine di amici, vicini e familiari e colleghi del cofondatore della Apple, alcuni dei quali hanno messo in dubbio la sua onestà sostenendo che Jobs fosse «una persona che può distorcere la verità e la realtà pur di perseguire i suoi obiettivi». Dal ritratto dell’Fbi emerge insomma l’immagine di un bugiardo, che in gioventù non disdegnava l’uso delle droghe pesanti - ai tempi del college consumava marijuana e Lsd, come lui stesso confermò in un’intervista - e che era poco attento alle esigenze della famiglia (aveva una figlia ignorata per anni). Non manca, tra gli intervistati, chi parla di Jobs come di una personalità «fondamentalmente onesta e degna di fiducia», ma «complessa».

Questa fonte, di Palo Alto, in California, che si definiva un «ex buon amico» di Jobs, conosciuto mentre stava «avviando» un’azienda non specificata, spiega che Jobs «si alienò molte persone alla Apple a causa della sua ambizione». Un’altra fonte riferì invece che Jobs aaveva avuto un «cambiamento di filosofia entrando in contatto con la religione e il misticismo indiani» e che questo contatto mostrava di aver cambiato «in meglio» la sua vita.

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