Politica

L’Fmi: «Quel pacchetto è un passo indietro»

da Roma

Con il pacchetto welfare, «l’Italia ha fatto un passo indietro rispetto alle riforme precedenti»; e nelle nuove norme «vediamo rischi per la tenuta dei conti pubblici». Il giudizio negativo viene da Rodrigo de Rato, direttore generale del Fondo monetario internazionale. L’economia italiana, aggiunge, sta rallentando; mentre il miglioramento dei conti è avvenuto solo grazie «al maggior gettito fiscale».
Incontrando i giornalisti alla vigilia dell’assemblea annuale del Fmi, de Rato critica la decisione di sostituire lo «scalone» della riforma Maroni, anticipando a 58 anni l’età del pensionamento anticipato, e vede «rischi» per la tenuta dei conti pubblici. Anche sul mercato del lavoro, la riduzione delle flessibilità contenute nel protocollo non soddisfa di certo il Fondo, che ha sempre approvato la legge Biagi. Ma non solo. Il direttore generale del Fmi constata anche il rallentamento dell’economia italiana: nel World Economic Outlook che sarà reso noto domani, la crescita del Pil 2007 è vista in calo di uno 0,1%; ma per quanto riguarda il 2008 la stima è sensibilmente inferiore (dall’1,7 all’1,3%) rispetto alle previsioni primaverili. Un rallentamento che, inevitabilmente, avrà conseguenze sui conti pubblici dell’anno venturo.
De Rato sottolinea inoltre che il recente miglioramento della finanza pubblica «è avvenuto non grazie alla politica di bilancio o alla riduzione della spesa, ma piuttosto grazie al maggior gettito fiscale». Sarebbe necessaria dunque una politica di bilancio più «restrittiva», naturalmente sul fronte della spesa pubblica.
Il nostro Paese, osserva il direttore generale del Fondo monetario, ha perso l’occasione di procedere con riforme aggressive del mercato del lavoro e della previdenza. Il pacchetto welfare rappresenta poi un vero e proprio «passo indietro». «L’Italia - conclude Rodrigo de Rato - è il tipico esempio di Paese che ha sfide da affrontare nel medio termine, a maggior ragione con una popolazione che invecchia progressivamente».
Il giudizio critico del Fmi consente al centrodestra di confermare le riserve di fondo sul pacchetto welfare. «Il Fondo monetario ha ragione: le norme sulla previdenza, come del resto quelle sulla legge Biagi, costituiscono un evidente regresso - afferma l’ex sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi - e il loro costo, in conseguenza delle nuove norme sui lavori usuranti, raddoppia da 10 a 20 miliardi di euro». Le uscite annuali dal lavoro, secondo Sacconi, saranno almeno 25mila l’anno contro il tetto di 5mila fissato nel testo originario del protocollo. Per Maurizio Gasparri (An) il giudizio negativo del Fmi rappresenta uno «schiaffo» per il governo Prodi.
Ma Palazzo Chigi ribatte che, sul protocollo, non ci sono «né retromarce, né passi indietro». Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni tenta invece di rassicurare il Fmi ricordando che «il protocollo è stato concepito proprio per favorire l’ulteriore stabilità del sistema economico-finanziario del Paese, e la tenuta del patto generazionale». Resta il fatto che, rispetto alla riforma Maroni, si va prima in pensione anticipata.

E questo avviene mentre nel resto del mondo si lavora per allungare la vita lavorativa, e rimandare il momento della pensione.

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