Cultura e Spettacoli

L’«High School» italiano cerca il nuovo Zac Efron

da Milano

Debutterà il 19 marzo prossimo all’Allianz Teatro di Milano, High School Musical, versione musical del celebre, almeno tra gli adolescenti, film-tv targato Disney Channel: e si spera che nascano una o più stelle. Negli Stati Uniti tanto High School Musical quanto High School Musical 2 hanno lanciato due star adolescenziali come Zac Efron e Vanessa Hudgens e conquistato qualcosa come venti milioni di telespettatori ciascuno, mentre High School Musical 3 è stato girato direttamente per il cinema e sarà distribuito entro l’anno anche nelle sale italiane.
Prodotto dalla Compagnia della Rancia e diretto da Saverio Marconi con la collaborazione di Federico Bellone («Avevo bisogno di avere vicino un regista dotato di irruenza giovanile» spiega il veterano Marconi, già al timone nell’ultimo decennio di Cabaret, Tutti assieme appassionatamente, Grease, Sweet Charity e tanti altri musical) questo musical ad ambientazione liceale è l’adattamento italiano (sono stati aggiunti alcuni personaggi minori e un paio di canzoni) della originale produzione teatrale americana, a sua volta patrocinata dalla Disney, che ha concesso alla Rancia di usare il proprio nome nella locandina dello spettacolo.
La storia si svolge nell’East High School di Albuquerque, nel New Mexico: il capitano della squadra di basket (Jacopo Sarno, volto canoro di Disney Channel Italia con il nome di Jaky) si prende una cotta per Gabriella Montez (Denise Faro), una specie di genio scientifico in erba. I due gruppi, quello degli sportivi e quello dei secchioni, disprezza il terzo, quello teatrale, ma costretti a partecipare a una prova per un Giulietta e Romeo femminista e a lieto fine sono colpiti nello stesso tempo dalla febbre del palcoscenico e da quella d’amore. Happy end che ovviamente attende tutti gli studenti della scuola nelle diverse gare (campionato di basket, saggio teatrale e sfide scientifiche) che dovranno affrontare a fine anno.
Per Marconi lo spettacolo «mette a confronto tre esperienze di vita: la scienza, lo sport e il teatro e riesce a unirle tutte e tre: lo sport e il teatro aiutano a studiare, fanno da stimolo perché insegnano ai ragazzi a prepararsi alle sfide della vita. Il messaggio finale è che l’importante è riuscire a realizzare i propri sogni, non tanto diventare star».
E a chi vede analogie tra protagonisti adolescenti e storia raccontata in High School Musical e programmi come Amici o il neonato X Factor il regista risponde che «in teatro non ci sono singoli, ma un gruppo che tutto assieme vince, quando il pubblico applaude, o perde, quando il pubblico fischia. A differenza che in tv o nello sport, in cui uno vince e tutti gli altri perdono. Molti attori di questa produzione vengono da programmi come Amici, dove passa un concetto fondamentale e cioè che per fare una professione bisogna studiare, ma il teatro è un’altra cosa».
High School Musical è, per la Disney, un’industria a sé, o per dirla in linguaggio tecnico un fenomeno di franchising: i due film-tv infatti calamitano anche in replica circa 500 milioni di spettatori in tutto il mondo; la colonna sonora ha venduto circa otto milioni di pezzi, mentre a nove milioni ammonta il venduto globale dei libri tratti dalle due produzioni, per non parlare dei gadget, dalle magliette ai cappellini, dagli album di figurine ai diari.
In questa catena di montaggio il musical rappresenta, per la casa di Topolino, un articolo in espansione, dato che fino a oggi è andato in scena solo, si fa per dire, negli Usa, in Gran Bretagna e in Spagna. Oltre a quella italiana sono però già previste produzioni in Sudafrica, Canada e molti Paesi Europei.

Lo spettacolo «italiano» sarà a Milano fino al 13 aprile, poi toccherà Napoli, Firenze, Bologna, Trieste e Torino.

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