«L’ho detto a Casini: il terzo polo è morto»

Tutti si chiedono quale mai sia il coniglio che il Cavaliere nasconde nel cappello; molti sospettano che non ci sia un vero e proprio coniglio e che da qualche parte ci sia un bluff. Ma sta di fatto che nelle opposizioni serpeggia sempre più insistente l’idea che, in un modo o nell’altro, Berlusconi la sfanghi pure stavolta. «Noi temiamo che riesca ad avere la fiducia anche alla Camera», confessa un dirigente del Pd.
Sia il Pd che i Futuristi di Fini sono stati spiazzati dalla mossa dell’Udc, che ha rimesso sul tavolo la vaga ipotesi di una maggioranza allargata per «smettere di litigare e fare il bene del Paese». L’apertura ha finito per aumentare i sospetti e le difficoltà dentro Fli. Che nemmeno il pronto riposizionamento di Casini, che ieri ha assicurato che il 14 dicembre voterà la sfiducia a Berlusconi, ha tranquillizzato il Fli che si chiedeva quanti di quei parlamentari se la sentiranno di votare contro il governo che hanno formato e di cui fino a ieri erano parte? E - ciò che al dunque più conta - quanti di loro possono ragionevolmente sperare di essere rieletti, se il loro «no» alla fiducia aprisse la strada al voto anticipato? L’ipotesi di astenersi o uscire dall’aula prende quota, mentre le ostilità vengono spostate sul piano della guerra dei simboli, per cercare di non apparire a rimorchio dei giochini di Casini. Ai suoi il leader centrista ha spiegato che «non ho detto nulla di nuovo, è la posizione che abbiamo sempre avuto», e che va nel senso della «responsabilità» evocata da Napolitano. Nonché nel senso delle discrete pressioni delle gerarchie vaticane, contrarie a una precipitazione della crisi ora e preoccupate di perdere un interlocutore affidabile sulle assai terrene cose che stanno loro a cuore, dall’Ici ai contributi a sanità e scuole cattoliche. Una messa val bene una Ruby, dopotutto.
I finiani si sono affrettati a dire che si tratta della linea concordata con l’Udc e enunciata dal presidente della Camera a Perugia. Il timore che si stia preparando una mossa del cavallo per bypassare Fini, però, circola: «Se i centristi davvero entrano in maggioranza, Fli ha chiuso», fotografa la situazione un cattolico del Pd, in ottimi rapporti con il leader Udc. Il quale, recentemente, ha confidato a più di un interlocutore di essere certo che «il veto della Lega a un allargamento della maggioranza non esiste». L’ostruzionismo pubblico dei dirigenti del Carroccio a un rapporto con i «democristianoni», insomma, sarebbe solo fumo per rassicurare i propri elettori, un copione obbligato da recitare prima di acconciarsi a ingoiare il boccone amaro, magari in nome delle riforme da portare a casa. Nella realtà, racconta Casini, sono stati gli stessi leghisti a sondarlo per invitarlo a rendersi disponibile a dare una mano.
Berlusconi, pensano in molti, potrebbe insomma dimostrarsi anche stavolta il gatto dalle sette vite, e tirarla almeno fino al 2012.

E paradossalmente il Pd non è proprio disperato a questa prospettiva: un altro annetto di governo claudicante gli serve come il pane a rimettersi in sesto, e soprattutto a disinnescare il pericolo Vendola, non a caso grande fan del voto anticipato. Con questi chiari di luna, stare a lungo alla guida di una Regione con i conti in rosso rischia di non giovare alla popolarità.

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