da Roma
E se l’antidoto al caro-libri di testo fosse uno spot? Se la risposta alla peggiore sorpresa di questo fine vacanze - i prezzi di copertina di sussidiari e manuali - venisse dal più evoluto prodotto del mercato libero? L’idea ogni tanto riemerge, ma non accoglie quasi mai orecchie attente. Un po’ perché il libro, sia pure quello scolastico che è un prodotto temporaneo e strumentale, ha un’aura di sacralità che pochi osano sfidare. Poi, forse, perché in Italia per le aziende le porte delle scuole sono sempre chiuse.
La novità di ieri è che il testimone di questa causa sfortunata è stato preso da un autorevole esponente di Confindustria, il direttore generale Maurizio Beretta. Ne ha parlato ai microfoni di KlausCondicio, il programma di Klaus Davi su YouTube. «Inserire la pubblicità nei libri di testo, qualora la legge lo consentisse, potrebbe essere un veicolo molto interessante, peraltro già praticato in Paesi come gli Stati Uniti. Tuttavia è una decisione che spetterebbe alle singole aziende». Parte in causa in quanto rappresentante degli imprenditori, Beretta ha difeso l’idea di un legame più stretto tra la scuola e le aziende. «Non deve essere un tabù, a patto che l’obiettivo sia quello di far emergere i migliori talenti».
Se si rompesse l’argine tra le imprese e la scuola, i campi di applicazione potrebbero andare oltre i libri. L’esempio è ancora una volta quello degli Usa, dove «è culturalmente normale usare sponsor per costruire un campo di basket o una palestra, in Italia no. Se la legge dovesse permetterlo, siamo pronti a fare la nostra parte».
Sasso buttato nello stagno, in una stagione particolarmente critica. Con aumenti dei libri di testo che quest’anno sfioreranno il 18 per cento, nonostante i limiti posti dal ministero dell’Istruzione. E con certi editori che - come documentato dal Giornale - mettono in commercio nuove edizioni di testi che differiscono da quelle precedenti solo per la numerazione delle pagine.
Eppure la proposta di Beretta è stata subito respinta dai diretti interessati, cioè l’Associazione italiana editori. Contrario anche il Partito democratico.
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