L’idea del governo: corsi per giudici

da Roma

Brucia la Sicilia. Ed è bruciante anche la voglia di Alfonso Pecoraro Scanio di sconfiggere i piromani. Tanto che il ministro dell’Ambiente telefona al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Nicola Mancino, per proporgli di organizzare insieme dei corsi di formazione per i magistrati. Corsi, si legge nella nota diramata dal ministero, incentrati sull’articolo 423 bis del Codice penale e sulla legge sugli incendi boschivi, con particolare attenzione all’aggravante prevista per i roghi nei Parchi nazionali e nelle aree protette. Mancino, da parte sua, manifesta al ministro la sua disponibilità a discutere il tema durante la prima riunione della commissione sulla formazione dei magistrati. «Dobbiamo dare operatività all’appello di ieri del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per la mobilitazione e la collaborazione di tutte le istituzioni contro gli incendi - dice Pecoraro - e fornire ai magistrati tutti gli strumenti per essere inflessibili contro piromani e incendiari. Questa è un’azione concreta per rendere operativa quella “tolleranza zero” contro i criminali del fuoco e per realizzare un’azione comune contro incendiari e piromani». Del resto l’Osservatorio contro i crimini ambientali, istituito nello scorso anno - prosegue la nota - ha iniziato negli ultimi mesi un percorso di collaborazione con il Csm. Più diretta la chiave di lettura del ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro e del suo predecessore Gianni Alemanno (An), entrambi al meeting di Rimini, in sintonia nel ritenere che i tribunali utilizzino semplicemente troppa tolleranza nei confronti dei piromani. Un’idea cui danno forza i dati diffusi dal Corpo forestale dello Stato, oltre alle scarcerazioni clamorose avvenute poche settimane fa.
Mentre Tommaso Sodano del Prc annuncia che a settembre sarà avviata «un’indagine conoscitiva a tutto campo sul fenomeno degli incendi nel nostro paese. A questo punto l’obiettivo è capire se dietro i roghi c’è una vera e propria regia della criminalità organizzata, che sembra travalicare le singole regioni. Se in alcuni casi non sembrano esservi dubbi, in altri occorre un approfondimento per inquadrare questa operazione di distruzione del territorio su larga scala». E c’è anche un disegno di legge di Rifondazione per modificare la legge vigente, rendendo più efficace la parte sul catasto delle aree bruciate. La vera nota dolente della legge del 2000, a giudicare dal numero modesto di comuni che l’ha messa in pratica. Il disegno di legge, continua il presidente della Commissione ambiente del Senato, prevede che se «il comune non effettua il censimento dei suoli già percorsi dalle fiamme, la Regione provvederà a sostituirsi ai comuni tramite un commissario ad Acta». Inoltre, «i Comuni saranno obbligati a fornire entro il primo ottobre di ogni anno alla Regione e al Ministero dell’Ambiente la mappa dei terreni percorsi dagli incendi. E non sarà più possibile sanare infrastrutture e strutture civili ed impianti produttivi attraverso una delibera di consiglio comunale, così come avveniva per il passato». Ma Sodano invoca anche «maggiori risorse per la prevenzione degli incendi già dalla prossima finanziaria».
Risorse, non solo per prevenire ma anche per sanare i danni di quest’estate, chieste anche dal palermitano Pippo Fallica di Forza Italia. «Prodi farebbe bene ad adoperarsi concretamente a favore delle vittime dei roghi che stanno devastando il Sud», tuona il componente della Commissione Difesa della Camera. E allora, «senza ulteriori indugi si dichiari lo stato di calamità nazionale in Sicilia».

E si usino «i 7,8 miliardi di euro del gettito Irpef, Ires e Irap per un fondo speciale che risarcisca tutti quei cittadini che hanno subito danni dagli incendi e che provveda alla costituzione di efficaci mezzi di prevenzione», conclude Fallica.

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