L’idea di Verzaschi: «Casa comune con la Margherita»

L’ex assessore: «Ricuciamo lo strappo nel partito ripartendo dalla base E puntiamo ai moderati»

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Antonella Aldrighetti

«Si può ricucire lo strappo nel partito ripartendo dalla base e puntando ai moderati». Il tono quanto mai conciliante, dopo la frattura di fine aprile all’interno del gruppo capitolino di Forza Italia, è di Marco Verzaschi, il consigliere regionale, già assessore alla Sanità nella giunta Storace e che alle ultime regionali è stato tra i più votati nelle file degli azzurri.
Un compito, quello di ricucire, che starà tutto «nella capacità di azione di Beatrice Lorenzin, in qualità di neocoordinatore regionale, che dovrà ricompattare i ranghi attorno a quell’elettorato che ci ha dato un segnale di sfiducia, ma - incalza Verzaschi - può essere recuperato soprattutto riconoscendo le risorse di quanti hanno lavorato e ancora lavorano a diretto contatto con la gente».
Verzaschi si riferisce ai cosiddetti portatori d’acqua, alla «truppa», a quei giovanissimi che lavorano nei Club azzurri, ai «grandi elettori». Insomma a tutti coloro che, per un motivo o per l’altro, spronano la cittadinanza a votare Forza Italia portando in piazza i nodi cardine del programma svolto dal governo. Senza disconoscere che ancora tanto bisogna fare.
Starebbe in questa trascuratezza quindi la perdita di quota del partito del premier Berlusconi nel Lazio e la relativa spaccatura degli azzurri in Campidoglio? «Anche in questo e nel saper riconoscere, a chi ha prodotto consensi, il proprio ruolo indispensabile e le singole capacità - puntualizza quasi volendo accennare ai suoi uomini di fiducia -. Se la Lorenzin tiene a mente questo scopo potrà fare un ottimo lavoro». Suona come un’esortazione nei confronti dell’azzurrina che ormai, da una decina di giorni, è alle prese con la riappacificazione delle due frange contrapposte che segnano il passo del partito, almeno per quanto concerne il territorio: i cattolico-liberali dell’europarlamentare ed ex ccordinatore regionale Antonio Tajani e i demopopolari di Verzaschi.
Un «bipolarismo» che certo non piacerà ai consiglieri capitolini Zambelli, Coratti, De Luca e Santini, che in qualche modo appaiono dei «dissidenti senza patria» che, dopo aver messo in discussione la leadership dell’eurodeputato sono «congelati» nel Gruppo misto. In attesa che qualcun altro prenda per loro decisioni ormai improrogabili. Punto sul quale Verzaschi alza il tiro affermando che «la Lorenzin ha già dimostrato nell’approccio con gli eletti un modo diverso di porsi. Più agevole dell’ipse dixit di Tajani. Beatrice sa ascoltare e sa rispondere». Significa che ormai, dopo le analisi starebbe per scoccare l’ora della sintesi?
Certo è che si punta al recupero dei voti e di un programma unitario sull’onda di quella che sarebbe la casa comune delle libertà. Un progetto che per Verzaschi potrebbe finire per coinvolgere perfino la Margherita, reduce dallo strappo con l’Unione di Prodi. L’ex assessore su questo tema vola alto. «La casa comune si esprimerebbe attraverso una piattaforma univoca che richiama al sentimento anticomunista dove riconoscersi ampiamente è facile. Questo coinvolgimento ridarebbe ampio respiro a tutta la rappresentanza moderata che andrebbe a riconoscersi nel Ppe europeo».
Quanto ai tempi per realizzare il progetto, Verzaschi è molto prudente. «Conteniamoci sul medio termine.

Allora l’idea potrebbe essere già stata presa in considerazione da alcuni esponenti di spicco di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e quindi anche dell’Udc». Ha in mente qualche corrente in particolare. «Diciamo che conto su chi già ha, in cuor suo, il desiderio di definirsi un moderato».

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