L’Idv in Calabria sta con Loiero e l’ex pm lo azzera

Azzerato. Kaputt, chiuso. I vertici calabresi dell’Italia dei Valori sono stati cancellati con un tratto di penna dal padre padrone dell’Idv, Antonio Di Pietro e consegnati a un commissario, Ignazio Messina. L’ex pm non ha gradito il sostegno dei dipietristi locali al governatore uscente Pd Agazio Loiero. «Una seconda chance non si nega a nessuno», fu qualche mese fa lo sconsiderato proclama del coordinatore regionale Idv Aurelio Misiti. Irritatissimo per il clamoroso endorsement, Di Pietro aveva preso tempo, ma non poteva subire lo smacco senza conseguenze. Anche se la scomunica è piombata sulla Calabria giovedì sera, era dunque nell’aria da settimane.
Nella primissima reazione a caldo, il plenipotenziario Misiti aveva dimenticato qualsiasi bizantinismo o democristianeria: «È un inaccettabile tentazione cesarista quella di impedire ogni forma di democrazia all’interno dell’Idv, questa imposizione personalistica vìola l’autonomia del partito alla vigilia del congresso regionale. Di Pietro non può farlo». E invece pare di sì.
Il leader Idv aveva preso le distanze dal governatore Pd e da chi lo sostiene anche dietro le pressioni dell’europarlamentare Luigi de Magistris, che da pm a Catanzaro indagò su Loiero e che con l’esponente Pd è stato protagonista di una telenovela estiva a colpi di accuse reciproche («Loiero ha fallito come presidente», «no, chi ha fallito da pm è de Magistris. Lo dice il Csm»). Scartata l’ipotesi di candidare l’ex magistrato catanzarese alle Regionali 2010, Di Pietro si è inventato un terzo polo, puntando sull’imprenditore vibonese Pippo Callipo. «Ma nessuno dica che se scarico Loiero vince il Pdl, perché il centrodestra ha già vinto», si è poi difeso l’ex pm in una infuocata conferenza stampa. L’obiettivo dichiarato, anche se tutto in salita, è superare la soglia del 15% fissata dalla legge elettorale regionale voluta dallo stesso Loiero. Una norma che Misiti ha sostenuto e votato in aula. A dispetto di Di Pietro, che invece la considera «incostituzionale, immorale e anti democratica», visto che prevede anche l’obbligo di primarie (pagate dalla Regione) per la scelta degli altri candidati a governatore. E proprio sulla legge regionale Misiti aveva picchiato giù duro: «Ma come, si bollano le primarie come una truffa e contemporaneamente una singola persona sceglie per tutti il candidato a presidente della Regione?».
Poi, come si sa, la notte ha portato lo sfrattato Misiti a più miti consigli. E così, «in nome della vecchia amicizia», ieri ha preso carta, penna e vetriolo per provare a ricucire lo strappo con Di Pietro. La sostanza è questa: «Se fai il terzo polo favorisci il centrodestra, e poi Callipo è una candidatura improvvisata, non è “il nuovo” e in passato ha bussato pure alla porta di Berlusconi per accreditarsi». Callipo ha replicato: «Misiti è un codardo, taccia».
Insomma è tutta colpa di de Magistris: «Avrei preferito che (su Loiero, ndr) non si esponesse così chiaramente un nostro deputato europeo, e che il nome del candidato fosse stato deciso da noi». E poi de Magistris non ha nemmeno la tessera Idv. «Non ce l’ha, ma la può dare a chi vuole», è stata la seccata replica di Di Pietro, che ha così alimentato le voci di un possibile avvicendamento tra ex pm alla guida del partito nel prossimo congresso nazionale Idv. Una prospettiva che atterrisce le truppe dipietriste calabre, apparentemente allineate con Misiti.

Ecco perché, conclude il coordinatore defenestrato, «mi farò presto carico di convocare l’organismo dirigente regionale» (cioè l’organismo che Di Pietro ha appena cancellato) al fine di «valutare approfonditamente la situazione politica calabrese». Una cosa tra amici.
felice.manti@ilgiornale.it

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