L’immane «papocchio» dell’otto per mille

Caro Granzotto, le unisco il ritaglio di una pubblicità apparsa su un importante quotidiano dove si critica il meccanismo dell’8 per mille alle Chiese richiedendo che ne abbiano diritto «tutte le concezioni del mondo». La pubblicità è firmata «Unione degli atei e degli agnostici razionalisti». Devo dire che anch’io sono un po’ contrario alla beneficenza imposta dalla legge, ora allargata al 5 per mille. Uno deve dare col cuore e non perché lo obbliga lo Stato. Mi piacerebbe sentire il suo parere e se potesse dirmi qualcosa di più sull’Unione degli atei. Ma è una cosa seria?


L’8 per mille non è esattamente una beneficenza imposta per legge, caro Pecci. È lo Stato che rinuncia a una parte dei suoi introiti destinandola alle Chiese indicate dal contribuente. Per dirla in parole povere, a lei non costa niente. Ora all’8 si è aggiunto il 5 per mille del gettito Irpef destinato alle Onlus e alle Aps, le associazioni di promozione sociale, alle associazioni, fondazioni, finanziamento della ricerca scientifica, universitaria e sanitaria e infine alle attività sociali svolte dal Comune di residenza del contribuente. Un immane papocchio, e altro la decenza mi impedisce di dire. Ma anche quel papocchio a lei non costa un euro: è lo Stato che se ne priva per foraggiare, sempre su indicazione del contribuente, quella roba là. La Francia, ad esempio, sta sperimentando invece una vera e propria beneficenza coatta dopo aver convertito da festivo in lavorativo il giorno di Pentecoste. La novità è che quel giorno si lavora gratis (si lavora per beneficenza) in quanto la retribuzione viene dirottata verso una cassa a favore delle persone anziane e degli handicappati. Lo scorso anno, il primo con questa normativa, andò al lavoro solo la metà dei francesi, ma ciò non ostante lo Stato incassò la bella cifra di 2 miliardi di euri. Quest’anno non so come sia andata, ma da quanto lessi il mugugno monta. A farsene portavoce è la gauche che al grido di «lavoro non remunerato uguale lavoro forzato» invita tutti a scioperare (tanto, quel giorno soldi in tasca non ne entrano comunque). Ma a contestare l’iniziativa sono anche e con un argomento convincente, le piccole e medie imprese: come è possibile – adducono - imporci di lavorare a Pentecoste se poi in quel giorno il governo vieta ai camion di circolare. Come le facciamo le consegne?
In Francia è opinione comune che la «Pentecoste solidale» sarà comunque presto abolita, ma per tutt’altre ragioni di quelle avanzate dall’Unione degli atei contro il nostro indolore 8 per mille. L’associazione di Laura Balbo e Margherita Hack – già nota per la campagna «Scrocifiggiamo l’Italia» che si proponeva la rimozione nelle scuole e nei pubblici uffici dei crocifissi - non ne chiede la soppressione.

Invocando i soliti «uguali diritti» e, va da sé, le scelte «mature, serene e naturalmente consapevoli» aspira semplicemente a far parte dei destinatari dell’obolo. Perché va bene essere atei, agnostici e anche razionalisti, ma con il conto in banca è meglio.
Paolo Granzotto

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