L’impegno di Berlusconi: daremo una casa a tutti

Fabrizio de Feo

nostro inviato a Sorrento

L'ingresso è da rockstar. Il premier scende le scale e attraversa una platea gremita in ogni angolo, presa d'assalto dai ragazzi e dalle ragazze dei circoli di Marcello Dell'Utri che, dopo una lunga attesa, regalano al premier un bagno di folla e una vera e propria scossa di adrenalina. L'urlo «Silvio, Silvio» è un grande classico che si alza cadenzato come un coro da stadio, come un abbraccio verbale. E lui di rimando, appena salito sul palco: «Voi dovete tenere conto che alla mia non più tenerissima età certe emozioni possono fare male...». Il clima è affettuoso e scanzonato. D'altra parte Silvio Berlusconi, qui, tra il popolo dei militanti azzurri e degli under 30 formati dall'«amico Marcello» sente il piacere di giocare in casa, travolto com'è da una vera e propria ondata di affetto.
«Qui ci sono tante belle donne, qualcosa che non si vede nelle assemblee di certi altri partiti...» gioca ancora l'ospite d'onore. Poi però i toni cambiano. E Berlusconi si impegna in una vera e propria lezione di libertà rivolta a quei ragazzi che, per dargli il benvenuto, hanno stampato la maglietta con lo slogan «Sono libero grazie a Dio, liberale grazie a Silvio» e sono saliti sul palco a regalargliela, quasi a testimoniare una sorta di fede laica.
«Sono convinto che se siete qui questa sera anche voi siete convinti che la libertà sia il primo dei beni da cui derivano tutti gli altri beni. Voi avete diritto a non avere paura. Noi per la sinistra siamo il peggio del Paese. Loro sono quelli che in Parlamento voltano la faccia dall'altra parte per non essere costretti a salutarmi. Questa è la realtà amara con cui siamo costretti a confrontarci. Dobbiamo essere consapevoli che basta una crepa perché altri possano profittare della libertà. Noi dobbiamo difenderla. La sinistra non riuscirà ad ottenere la guida del Paese».
Il premier guarda anche all'attualità e a una campagna elettorale che bussa alle porte e per la quale si propone di motivare e attivare ogni risorsa utile. Partendo da un progetto concreto: un grande piano per l'edilizia. «Stiamo lavorando a un grande progetto che presenteremo in campagna elettorale, un impegno a costruire abitazioni per quel 19% di famiglie che non hanno una casa di proprietà e che vivono una vita grama non per colpa del nostro governo. È qualcosa di possibile e realistico e che non richiede tempi lunghi. Lo comunicheremo nel dettaglio negli ultimi mesi della campagna elettorale».
Quella sull'edilizia è soltanto la prima scossa che il premier indirizza al popolo azzurro. «Io vi chiedo: se vincesse la sinistra avreste paura?». Il «sì» che scatta di rimando è sonante. E così Berlusconi alza i decibel e invita a diffondere quanto realizzato dal governo, ma anche cosa farebbe la sinistra in caso di vittoria, ovvero un aumento delle tasse, il ritorno alla patrimoniale, l'introduzione delle 35 ore, l'abolizione della legge Biagi, l'allargamento dell'articolo 18 a tutte le aziende «che sarebbe una vera tragedia per l'occupazione». «Vinceremo. C'è un 25% dell'elettorato che sostiene di essere indeciso: a loro dobbiamo rappresentare tutto quello che farebbe la sinistra e quello che abbiamo fatto noi. Dobbiamo conquistare questo 25%. E dobbiamo essere vigili. Alle ultime regionali si è registrato un numero esorbitante di schede annullate. Voi ragazzi dovrete essere in due-tre in ogni seggio, con una buona capacità dialettica per opporvi ai professionisti della sinistra».
Il premier poi si concede una secca puntualizzazione sulla presunta volontà di aumentare l'età pensionabile. «Mi hanno accusato di avere affermato di voler portare l'età della pensione a 68 anni. Non sono fuori dalla realtà. È una proposta che non ho mai fatto. C'è un accordo politico con gli alleati e io non lo posso cambiare. Ho soltanto detto che amiamo l'edonismo e certi lavori non ci attirano più. Ma se vogliamo performance simili a Paesi leader come gli Stati Uniti dovremmo lavorare di più. Il resto è pura invenzione».
Berlusconi guarda anche alla situazione internazionale e al referendum francese con il quale i cugini d'Oltralpe hanno «votato contro l'immagine dell'Europa come macchina burocratica. L'Ue ci ha garantito pace e benessere ma deve essere cambiata per poter sfuggire a una deriva burocratica ed essere fautrice e creatrice di democrazia e benessere». L'ultima battuta è una stoccata ironica e affilata rivolta al candidato premier dell'opposizione. «Non siamo un Paese sull'orlo del baratro come dice Prodi. Ho letto la sua frase: “Berlusconi ci ha portato sull'orlo del baratro”. Lui ci farà fare un passo avanti...».
In serata, alla cena con oltre 900 giovani, il premier fa il giro dei tavoli stringendo mani e firmando autografi.

Quindi annuncia: «Per le prossime elezioni voglio seguire il modello adottato dal mio amico Koizumi (il premier giapponese, ndr) candidando un mix di parlamentari e di rappresentanti delle categorie professionali, chiamando a raccolta il meglio di ogni settore».

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