L’imprenditore che cerca voti da Lisbona a Vladivostok «Ci aiutano anche i vescovi»

L’imprenditore che cerca voti da Lisbona a Vladivostok «Ci aiutano anche i vescovi»

Stefano Borletti, 62 anni, imprenditore con residenza svizzera e discendente della famiglia che ha fondato la milanesissima la Rinascente. Lui nelle liste per le elezioni degli italiani all’Estero, ci sarà. Con chi ancora non può dirlo (trattative in corso), ma pare abbastanza sicuro di potercela fare, viste le sue lunghe esperienze in Europa (Gran Bretagna, Irlanda, Belgio, Svizzera) e le sue frequentazioni di tanti italiani in tutta Europa.
Dura prender voti da Lisbona a Vladivostock passando per Ankara. O no? Lei dottor Borletti come pensa di fare a sollecitare l’attenzione di quasi un milione e mezzo di potenziali elettori sul suo nome?
«Abbiamo fondato un Circolo italiani all’Estero d’Europa, il Citedeu. Il Circolo ha il suo sito, www.borletti.org, e una sua task force che lavora da mesi per preparare la campagna elettorale. Usiamo poi in outsourcing, organizzazioni professionali e professionisti in grado di proporre al Partito cui interessa la mia candidatura uno studio di georeferenziazione e di pianificazione della pubblicità. Un aiuto gentile l’ho avuto anche dai Vescovi. Abbiamo già decine di migliaia di aderenti in cerca di rappresentanza».
Lugano, dove risiede, è a un tiro di schioppo dai nostri confini. Lei dunque, se eletto, sarà senz’altro alla stanga come tanti altri deputati. Ma quelli che vengono dall’Australia o dall’Argentina non crede che saranno presenti solo in caso siano in ballo loro interessi?
«Interrogativi simili se li ponevano in America ai tempi dell’annessione dell’Alaska. Non mi risulta che questo Stato abbia ora problemi di rappresentanza a Washington. Non sono preoccupato: troveremo una buona soluzione».
Come nasce la candidatura in Europa? Chi ha dietro? Forza Italia, il ministro Tremaglia o l’Ulivo?
«Forza Italia è una possibilità non ancora definita. Cerco un partito che mi permetta di lavorare seriamente per gli Italiani all’Estero».
Pensa davvero che la presenza in Parlamento di rappresentanti italiani all’estero possa divenire condizione di miglioramento per loro? O non si rischia di ridurre il tutto a maggiori erogazioni di spesa?
«Sono fermamente convinto che ci sia un buon margine di miglioramento per noi Italiani all’Estero e, se riesco a candidarmi e poi ad essere eletto, farò del mio meglio per migliorare sia le nostre condizioni sia quelle del nostro Paese di origine».
Se sarà eletto,uno dei suoi primi voti, sarà sul nuovo capo dello Stato.

Lei chi voterebbe?
«Amo, stimo e apprezzo la fine intelligenza dell’ambasciatore Sergio Romano che con la sua cultura, l’esperienza internazionale, le conoscenze di qualità, ma anche per la forma elegante e la rettitudine comprovata rappresenterebbe con onore il nostro Bel Paese e garantirebbe i cittadini nei confronti dei Poteri dello Stato».

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