«L’inchiesta resta aperta»

«Il lamierino non azzera il resto dell’inchiesta».
Procuratore capo Nicola Maria Pace, la sua è un’affermazione impegnativa. Significa che su Zornitta non si archivierà l’indagine?
«Dico solo che il lamierino è una prova controversa ma è abbastanza intuitivo ritenere che vi sia stato un percorso investigativo durato moltissimo tempo i cui risultati vanno ancora tutti considerati».
Insomma caduto il lamierino come architrave dell’accusa...
«Caduto il lamierino lo dice lei...».
Ritenete ancora che possa averlo tagliato l’ingegnere Elvo Zornitta per piazzarlo poi nella chiesa di Portogruaro?
«Il lamierino non è “caduto”, non è un argomento da accantonare ma solo in contraddizione. Vede ci sono prove che inchiodano, prove dubbie, prove nulle... Il lamierino è una prova controversa».
Ma non dà frustrazione l’idea che l’incidente probatorio non abbia chiarito la vicenda?
«Da magistrato non posso valutare le vicende in termini emotivi. Dico solo che c’è stato un contrasto tra l’esito del supplemento di perizia disposto dal gip e quanto sostiene il Ris di Parma e la difesa Zornitta. Sul lamierino, quindi, decideremo in questi giorni se adottare altre sperimentazioni per capire meglio quanto accaduto. Del resto non è questo il momento delle valutazioni».
E quando le farete?
«I termini scadono a metà marzo. Da domani con i sostituti decideremo se chiedere o meno una proroga per continuare l’inchiesta.

Non è solo il lamierino, mi interessa tutto il contesto investigativo...».
Ci sono quindi altre prove?
«È una domanda alla quale non posso rispondere. Dico solo che talvolta i giornali sono un po’ imprudenti perché non conoscono tutta l’inchiesta. Ma, anzi, solo una parte».

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