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«L’inchiesta di Trani sarà un boomerang: risaliamo nei sondaggi»

RomaBerlusconi parla di «conversione a U», Casini di un Cavaliere che «stappa bottiglie di champagne». E se una volta tanto i due si ritrovano sulla stessa lunghezza d’onda deve esserci qualcosa di vero nei ragionamenti fatti in privato dal premier, convinto che l’inchiesta di Trani si stia rivelando un boomerang per il centrosinistra, tanto che ora i sondaggi sono tornati finalmente a risalire dopo un calo - dice il Cavaliere durante una cena con i deputati del Pdl - che era stato di cinque punti.
Così, Berlusconi decide di ripartire da qui. E rilancia la campagna elettorale del centrodestra - stoppata prima dal caos liste e poi dal braccio di ferro con Fini su Generazione Italia - puntando il dito contro i Pm politicizzati. Perché - è il senso del suo ragionamento - la Procura di Trani mi ha fatto «un assist che non posso non raccogliere». L’intenzione, insomma, è quella di ingaggiare un vero e proprio corpo a corpo con «quella parte della magistratura che ormai da quindici anni cerca di ribaltare i risultati delle urne» in modo che «gli italiani si rendano conto di cosa c’è in gioco in questa tornata elettorale». Un riferimento esplicito lo fa anche durante la cena: «Magistratura democratica scandisce i tempi della campagna elettorale». Sul punto insiste da giorni e andrà avanti fino al voto, con le ultime due settimane di campagna elettorale studiate nel minimo dettaglio.
Per il Cavaliere sarà una vera e propria full immersion: oggi a Napoli, domani a Roma per la presentazione del libro L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio, sabato la manifestazione di piazza San Giovanni, domenica Bologna, lunedì Milano, martedì Torino, mercoledì Bari, giovedì Consiglio europeo a Bruxelles e venerdì chiusura in grande stile della campagna elettorale di nuovo a Roma insieme alla Polverini. E proprio l’appuntamento di sabato prossimo è stato oggetto di una lunga riunione alla Camera con Berlusconi, La Russa e Verdini. Un incontro nel quale il premier ha voluto un resoconto completo di pullman e treni già organizzati dicendo chiaramente che punta a vedere in piazza «almeno 500mila persone». «Non sarà - dice - una prova di forza ma una grande festa di popolo». Il cui obiettivo è anche esorcizzare quel rischio astensionismo registrato nei sondaggi della scorsa settimana. È necessario, confida in privato il Cavaliere, «scuotere il popolo del centrodestra». D’altra parte, che serva uno sprint lo si coglie nella curiosa conversazione tra La Russa e Casini. Che nei bagni di Montecitorio, uno a fianco all’altro davanti ai vespasiani, ne approfittano per fare il punto. Secondo gli ultimi sondaggi, spiega il coordinatore del Pdl, il centrodestra è in «forte ripresa» in Piemonte, «avanti» in Calabria, «stabile» nel Lazio, in «calo» in Campania, Liguria e Puglia. Arriva pure D’Alema e la sua chiosa è eloquente: «Il luogo è esplicativo...».
E proprio nell’ottica dello sprint finale si è deciso di mettere da parte il dualismo con Fini e la querelle su Generazione Italia. Perché, spiega La Russa dopo un faccia a faccia con il presidente della Camera, «non è il tempo per dividersi». Tanto che pure la Brambilla ci tiene a dire che i Promotori della libertà sono «un organizzazione che sta dentro il Pdl e che fa capo al suo presidente», cioè Berlusconi. Che durante la cena è ecumenico, elogia le differenze che «sono una ricchezza purché non siano sterili» e invita a «mettere da parte i distinguo fino al voto». Tregua, dunque. Tanto che Fini non esita in privato a definire quella di Trani una vera e propria «aggressione» verso il Cavaliere. Che poi i problemi restino tutti lo si capisce dall’applauso fragoroso che arriva a Gibelli dai banchi del centrodestra in serata. Fini lo riprende per aver criticato Di Pietro («la invito a un linguaggio più consono») e il leghista ribatte senza esitazioni: «Nella sua distrazione non si è accorto che Di Pietro ha appena definito il premier un latitante». E, è il sottinteso, non si è certo preoccupato del suo linguaggio. Applaude soprattutto il Pdl e, sarà un caso, Berlusconi lo ferma e stringendogli la mano si complimenta per l’intervento. Una tensione neanche troppo sotto traccia, dunque.

Tanto che in più d’una telefonata con i parlamentari del Pdl il Cavaliere dice chiaro che «chi aderirà a Generazione Italia non sarà ricandidato».

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