Sarà stato forse un bicchiere di vino in più a far dimenticare limpegno o far interpretare promesse per auspici? Fatto sta che tra Massimiliano Costa, vicepresidente della Regione e consigliere uscente del Pd e il segretario regionale del partito Lorenzo Basso, ieri lincomprensione è stata macroscopica. Tutto frutto di un pranzo avvenuto nel novembre scorso al ristorante Atelier, che ringrazia per la pubblicità gratuita. E stato proprio in una colazione di lavoro che, secondo quanto riferisce Costa, il segretario del suo partito gli ha offerto un posto nel listino di Claudio Burlando: «Fu Basso a propormi la candidatura subito dopo la sua elezione a novembre: lunedì scioglierò la riserva se entrare o meno nella squadra» taglia corto il vicepresidente della Regione, il cui passato politico è targato Margherita e da tempo si dimostra forte contestatore della linea del Partito democratico a livello nazionale.
La sua versione stona non solo con quella del segretario regionale ma anche di quello provinciale Victor Rasetto che fa già dei nomi sui papabili eletti nel listino: «Abbiamo iniziato a discutere da qualche giorno - spiega Rasetto -. I nomi finora usciti sono tre: Lorena Rambaudi a Savona, Giancarlo Manti a Imperia e Franco Bonanini alla Spezia. Per ora Massimiliano Costa non cè». Rasetto prende le distanze e con lui anche Basso che precisa di non aver mai offerto a Costa nessun posto: «Di pranzi ne faccio tanti con colleghi del partito e con molti altri - racconta Lorenzo Basso che sarà anche il capolista a Genova per il Pd -. Anche con Costa mi sono visto parecchie volte ma non gli ho mai promesso candidature, per un semplice fatto: la scelta non spetta a me ma agli organi del partito. Da noi non decide Roma ma ci sono cento persone del territorio coinvolte».
Stoccata al Pdl e segnale chiaro verso lattuale braccio destro di Burlando che sarebbe anche conseguenza di quanto stabilito nello statuto del Pd che prevede la impossibilità a candidarsi per esponenti che abbiano già avuto un doppio mandato nello stesso ente. Fermi Luigi Cola e Ubaldo Benvenuti potrebbe arrivare lo stop anche per Massimiliano Costa. Lo scout, in Regione dal 1995 prima con i Popolari e poi con la Margherita prima di aderire al Pd, sembra messo alle corde: «Non pongo nessun veto sul suo nome ma non cè nessuna proposta intorno al suo nome», chiarisce Basso che però esclude la possibilità che a non volere Costa nel premio di maggioranza del presidente, sia lo stesso Burlando: «Non credo che il governatore voglia porre il veto su di lui. Il problema è un altro: Costa non può ricandidarsi e deve essere il partito a decidere se può essere o no un valore aggiunto».
A sostegno del vicepresidente ieri si è schierata il deputato Roberta Pinotti che considera Costa «una risorsa importante». I rapporti tesi che lex popolare ha avuto con la dirigenza democratica dalla nascita del partito in avanti, fa pensare ad un addio al Pd nel caso non fosse della partita: «Mi auguro che non si creino fratture, avrà un ruolo nel partito in base a quelle che sono le sue disponibilità: non è realistico pensare che decida il suo futuro politico in base al posto che gli può essere assegnato o meno», cerca di fare il pompiere Basso. Mentre Massimiliano Costa la liquida in poche parole: «Non cè solo la politica nella vita, potrò fare altri lavori».
Intanto la dirigenza democratica, dopo aver chiuso le liste è impegnata ad imbastire la campagna elettorale: «Il segretario Bersani, probabilmente a inizio marzo, verrà a Genova - ha spiegato Victor Rasetto - e in altri comuni liguri. Centreremo gli incontri pubblici sulleconomia e il mondo del lavoro, facendo conoscere al segretario nazionale le realtà produttive della Liguria».
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