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«L’incubo ogni notte: sembrava un leone»

Gaetano Ravanà

da Licata (Agrigento)

Tre anni fa a Licata un uomo di 73 anni, Salvatore Antona, venne aggredito da un pitbull. Ci vollero più di cento punti di sutura per rimetterlo in sesto. «Ero appena giunto in campagna per raccogliere delle carrubbe - ricorda - quando all'improvviso fui aggredito da un cane che somigliava a un leone. Era più di 90 chili. Cercai di fuggire per raggiungere la macchina, ma l'animale mi corse dietro e mi fece perdere l'equilibrio. Capii che non potevo sfuggirgli e pertanto mi riparai la testa mettendogli il braccio dentro in bocca. Il dolore era atroce, ma cercai di resistere. Mi morse anche al ginocchio con una ferocia che per un attimo pensai mi avrebbe spezzato le ossa».
Come riuscì a sfuggirgli?
«Con le poche forze che mi erano rimaste, gli diedi un pugno sul muso, lui cadde a pancia in giù. Fu la mia fortuna. Qualche altro minuto e non sarei qui a raccontare la mia vicenda».
Cosa le ha lasciato quell'episodio?
«Tanta paura e tanti incubi. Quell'aggressione mi ha condizionato la vita. Ancora oggi, non riesco a prendere sonno con facilità. Sogno quel cane ogni notte. Mi sveglio di soprassalto a ogni minimo rumore. Ho sempre paura: paura che quell'animale possa entrare dentro la mia abitazione da un momento all'altro. Inoltre, a causa delle ferite, non riesco più a muovere facilmente le mani. Non posso più lavorare nei campi. Anche le gambe non reggono, i danni fisici e morali sono stati innumerevoli».
Che cosa pensa quando per strada vede un cane?
«Tremo. Non voglio più avere contatti con questi animali. Penso che questa fobia non riuscirò mai a superarla. Quei pochi minuti di tre anni fa sono ancora troppo vivi. Se mi trovo per strada e intravedo un cane, entro subito in un ambiente chiuso. Ho troppa paura. Per me i cani non sono più i migliori amici dell'uomo. Sono così impaurito che anche quando guardo qualche film e c'è un cane cambio immediatamente canale. Non riesco a vedere nemmeno il Commissario Rex».
Chi l’ha aiutata nella ripresa psichica e fisica?
«Mi hanno aiutato i medici, a cominciare da quelli dell'ospedale di Licata che devo ancora oggi ringraziare per avermi salvato la vita. Poi sono stato per qualche tempo in cura da uno psichiatra. Ma le paure non le ho ancora superate. Fortunatamente posso contare sulla mia famiglia. Mia moglie mi è stata sempre vicina in questi lunghi tre anni dove mi sono sottoposto a decine e decine di visite mediche».
Quel cane lo ha più visto?
«Assolutamente no. Per 12 giorni è stato ospite del canile municipale. Il proprietario ha cercato in tutti i modi di farmi parlare con gli inquirenti per farlo salvare. Non sono riuscito a perdonarlo».
Al momento c'è un processo. Lei ha chiesto i danni fisici e soprattutto morali...
«Con il mio legale, Angelo Balsamo, è da tre anni che ci stiamo battendo. Nelle settimane scorse, il giudice ha deliberato un risarcimento danni di trentamila euro.

Mi sono opposto, non posso essere d'accordo. Pretendo di più anche se alla fine penso che tutti i soldi del mondo non possono restituirmi la serenità. La verità è che non riesco a trovare la pace. La mia esistenza è stata sconvolta».

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