L’indagine sul Cav per il «Rubygate»

Milano Ancora una manciata di ore. Poi - forse già nella mattinata di oggi - il giudice preliminare Cristina Di Censo farà conoscere la sua decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio immediato nei confronti di Silvio Berlusconi, avanzata dalla Procura di Milano per i reati di concussione e di utilizzo della prostituzione minorile. Non circolano molti dubbi su come andrà a finire. Se - come ritengono la gran parte degli osservatori - il giudice Di Censo riterrà che nelle centinaia di pagine inviatele dai Pm c’è la «prova evidente» dei reati commessi dal premier, lo rinvierà a giudizio fissando anche la data di inizio del processo e la sezione davanti alla quale il Cavaliere approderà in veste di imputato.
Se qualche dubbio sopravvive, riguarda soprattutto i dettagli della decisione. La Di Censo dovrà valutare se il giudizio immediato sia possibile anche per il reato di prostituzione minorile, per il quale in teoria il codice non lo consente. È lo scoglio su cui la settimana scorsa la Procura si è trovata costretta a riflettere a lungo, congelando la richiesta di rinvio a giudizio. Ma se alla fine Edmondo Bruti Liberati e i suoi collaboratori hanno deciso di chiedere il processo al Cavaliere per entrambi i reati, è perché evidentemente si sentono sicuri di sé: visto che hanno ben presente come un diniego da parte della Di Censo demolirebbe - almeno nella percezione dell’opinione pubblica - buona parte della credibilità della loro indagine.
Con il provvedimento della giudice verranno messi a disposizione degli avvocati di Silvio Berlusconi tutti i documenti che la Procura ha raccolto in questi sette mesi di indagine. Si tratta di atti in larga parte già noti, in quanto trasmessi alla Camera a sostegno della richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del capo del governo: intercettazioni, verbali di interrogatorio, analisi del traffico telefonico relativo alla zona di Arcore, dove si trova la residenza privata del Cavaliere. E ancora, alcuni bonifici effettuati dal premier che, secondo un documento mostrato ieri da Studio Aperto, avrebbe versato negli ultimi anni ben nove milioni di euro in beneficenza. Ma c’è anche qualcosa di nuovo e di inedito: alcuni interrogatori recenti, ma anche quelli resi tra l’estate e l’autunno da Karima el Mahroug, alias «Ruby Rubacuori».
Delle dichiarazioni di «Ruby» sono circolate finora solo alcune vulgate giornalistiche, non si sa quanto fedeli. La cura con cui la Procura li ha tenuti sotto chiave fa sospettare che qualche sorpresa dai verbali integrali della ragazza possa emergere. Ma ieri fonti giudiziarie fanno sapere che verranno sbianchettati sui verbali di «Ruby» almeno una parte dei particolari inediti: i nomi delle personalità dello spettacolo e della politica che, secondo la giovane marocchina, erano anch’esse presenti alle feste di Arcore. Non avendo trovato riscontri di queste presenze, la Procura avrebbe deciso di coprire i nomi con una serie di omissis.
Non è detto che la consegna del materiale d’accusa agli avvocati di Berlusconi comporti anche la loro divulgazione a mezzo stampa. Nel caso che il segreto istruttorio regga ancora un po’, basterà avere ancora un po’ di pazienza. Nel giro di qualche giorno, infatti, la Procura si prepara a chiudere anche il secondo troncone di indagine, che vede indagati per induzione alla prostituzione anche Nicole Minetti, Lele Mora, Emilio Fede e alcuni personaggi minori.

Nei loro confronti i pubblici ministeri intendono chiedere il rinvio a giudizio con rito ordinario, e quindi saranno costretti a depositare in anticipo gli atti alle difese. A quel punto la massa di fotocopie e di dvd in circolazione sarà talmente vasta da rendere inevitabile che giornali, siti e tv ci mettano le mani sopra: e scatenino una nuova puntata del «Rubygate».

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