L’infermiera indagata rivela: «Tre anni fa denunciai tutto»

Da un’altra indagine della Procura di Milano, che ha già portato a processo per lesioni colpose un’infermiera dell’istituto, emergono nuove accuse alla dirigenza della clinica. Il 9 settembre del 2005 un paziente, Raffaele M. di 48 anni, si sottopose a un intervento per ridurre una «frattura petrocanterica del femore destro». L’infermiera di 36 anni, assunta da soli cinque giorni, secondo l’accusa del pm Piero Basilone operò «un tardivo e maldestro tentativo di posizionamento della placca di isolamento collegata all’elettrobisturi chirurgico su un’area cutanea non preventivamente depilata»: la gamba sana. In tal modo «causa un corto circuito elettrico» procurando una «necrosi cutanea» al paziente sotto i ferri. In sostanza, con quello strumento aveva causato al paziente un’ustione di quarto grado per la quale, in seguito, l’uomo si è dovuto sottoporre a un’operazione di chirurgia plastica. Ne scaturì una denuncia presentata dal paziente attraverso gli avvocati Mauro Straini e Giorgio Basaldella, che ha portato alla citazione diretta a giudizio per la donna, attualmente a processo davanti alla nona sezione penale.

Venti giorni dopo il fatto l’infermiera aveva scritto alla direzione della casa di cura Santa Rita: «Ritengo che io sia solo l’ultimo casuale anello di una concatenazione di eventi che hanno fatto sì che si verificasse il danno al paziente e che quindi l’errore sia da ricercare anche a livello organizzativo».

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