L’infermiera lasciata libera di rapire Luca

Dunque, ricapitolando. Per gli psichiatri, come Massimo Di Giannantonio, docente all'università Gabriele d'Annunzio di Chieti, «il gesto compiuto da Annarita Buonocore è un drammatico, doloroso, tragico evento di una donna molto vulnerabile, affetta da psicopatologie gravi e abbandonata a se stessa. Il caso di una donna che, a distanza di tempo, manifesta sintomi di depressione post-partum. Mentre sotto l'aspetto psicopatologico, invece, siamo davanti a un tentativo onnipotente e narcisista di cambiare il corso della natura. Una sorta di delirante rivincita sul destino cinico e baro che l'ha privata del proprio bambino».
Per Annalisa Fortunato, la mamma del piccolo Luca, la rapitrice «è una persona che molto probabilmente non sta bene», mentre per Fabio Cioffi, il papà del piccolo Luca, l'infermiera Buonocore che, per dieci ore, ha sequestrato il suo figlioletto «è una povera anima. Pensiamo anche a lei e preghiamo anche per lei».
Ci fermiamo qui. Perché ci sono già tanti, troppi segnali di disagio, ignorati da chi non avrebbe dovuto ignorarli, da chi non avrebbe dovuto permettere che una donna, con gli evidenti problemi di Annarita Buonocore, potesse avvicinarsi, ancora una volta con disinvoltura, come sempre aveva fatto in passato per lavoro, alle corsie degli ospedali e avere contatti con i pazienti e addirittura con i neonati. Ora sembra che Annarita fosse stata sospesa dal servizio dall'ospedale Cardarelli di Napoli, si vocifera che fosse in cura presso il Centro di igiene mentale di Nocera Inferiore. Se è così, perché è riuscita a fare quel che è fatto? Chi doveva vigilare su di lei e non lo ha fatto? Chi ha sottovalutato i suoi problemi? Aleggia una nube di mistero o d'imprudenza e superficialità attorno alla vicenda dell'infermiera, così «naturalmente infermiera» da poter prelevare il piccolo Luca in ospedale e andare in giro per i corridoi come se il bambino fosse il suo. Così «apparentemente normale» da venir notata da tanti (persino da un suo conoscente che pensava che la donna dal Cardarelli fosse stata trasferita a Nocera Inferiore) senza destare particolari sospetti. E se dal Cardarelli non smentiscono né confermano la sospensione della Buonocore, è anche vero che l'infermiera viene giudicata «una lavoratrice irreprensibile e ben vista» da tutti coloro che in questi anni di servizio hanno lavorato al suo fianco al reparto di Osservazione chirurgica e polispecialistica. «Non ha mai dato alcun segnale di squilibrio mentale. Non ci spieghiamo cosa sia successo» dicono in coro i colleghi. Sempre dal Cardarelli giunge la testimonianza raccolta dal «Tg3 Campania» della caposala Flora Verde sulla gravidanza annunciata dall'infermiera. «Sono incinta - le avrebbe riferito la collega una decina di giorni fa -, tra poco partorirò». In molti hanno appreso del suo coinvolgimento appena arrivati al lavoro, con il turno della mattina, perché, sottolineano: «L’identikit diffuso in un primo momento non le somigliava molto».
La donna, racconta qualcuno, era rimasta in servizio fino alla fine di aprile, quando aveva chiesto un periodo di malattia. «Non era tenuta a spiegarne il motivo - puntualizza la caposala -. Le ho telefonato, intorno alla prima metà di maggio, per dirle del piano ferie e lei mi ha risposto che sarebbe passata in ospedale». E così è stato: il giorno dopo, la Buonocore si è recata in ospedale, comunicando che avrebbe preso altri giorni di malattia. A quando pare, dunque, in reparto nessuno sapeva la verità.
Annarita, 42 anni, due figlie, una di 20 e una di 11, sognava di avere anche un maschio. «Se lo trovo bello e fatto me lo prendo», amava ripetere. Al punto che lo ha detto candidamente anche alla polizia spiegando così il suo gesto: «Sapete, ho due figlie femmine, ma il maschio mi manca moltissimo. Al bimbo non ho toccato un solo capello. L'ho accudito e coccolato».
Fatto sta che lunedì, nel primo pomeriggio, Annarita Buonocore è entrata nella cameretta dove si trovava Annalisa Fortunato e, fingendosi un'infermiera del reparto, ha preso dalla culla Luca, nato appena cinque ore prima, e si è allontanata. Si è infilata nella sua «Punto» verde ed è tornata a casa dove tutto era pronto per accogliere quel bambino che voleva far passare per suo.
L'infermiera aveva infatti organizzato tutto lucidamente: voleva dimostrare al suo compagno di aver avuto un bambino.

Simulando di aver partorito nei giorni scorsi, aveva detto all'uomo di essere stata in ospedale appunto per il parto e a lui aveva chiesto, proprio lunedì, di venirla a trovare a casa: così in mattinata aveva rapito il piccolo Luca dalla stanza di sua madre, poche ore dopo il parto, e lo aveva portato a casa sua, spacciandolo per suo figlio.

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