Rodolfo Parietti
da Milano
Jean-Claude Trichet vuole continuare la battaglia, ma il nemico sembra in ritirata. Il raffreddamento delle quotazioni del petrolio, ormai sotto il livello dei 60 dollari il barile, sta stemperando le pressioni inflazionistiche senza tuttavia indurre la Bce a cambiare registro sullevoluzione dei tassi dinteresse, visti anzi al 4% nel 2007, secondo le dichiarazioni rese la scorsa settimana da un alto funzionario dellistituto. Sulla necessità di stabilizzare linflazione, Francoforte gioca - da sempre - la propria credibilità. Non è un caso che la reiterazione nellultimo periodo della formula «stretta vigilanza» sui prezzi, sia stata accompagnata dalla puntuale revisione al rialzo delle stime sullinflazione, vista oltre la soglia di tolleranza del 2% sia questanno, sia il prossimo. Eppure, più di un segnale avrebbe forse dovuto indurre la Bce a muoversi con maggiore cautela. Già in agosto i prezzi al consumo tedeschi avevano registrato un calo; in settembre, il fenomeno si è ripetuto, seppur su scala ancora ridotta: in cinque Länder lindice dei prezzi è sceso dello 0,4% mensile, schiacciando all1% il valore su base annua. Quelli tedeschi sono dati di «peso»: talmente pesanti che gli analisti collocano il tendenziale nella euro zona tra l1,7 e l1,8% e attendono ora con impazienza di avere tra le mani il dato ufficiale, che sarà comunicato venerdì prossimo.
In ogni caso, i piani di Trichet non sembrano suscettibili di cambiamenti. Il ruolino di marcia della Bce per il 2006 appare già strutturato sulla base di due ulteriori mini strette da un quarto di punto, con la prima il prossimo 5 ottobre destinata a portare il costo del denaro al 3,25%, e la seconda il 2 novembre o, al più tardi, nellultima «finestra» utile del 7 dicembre. A fine anno, i tassi dovrebbero insomma essere collocati al 3,50%, un valore che accorcerebbe il divario con i Fed Fund (al 5,25%) e dovrebbe quindi favorire un apprezzamento delleuro. Di recente, il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia, ha messo in guardia contro i rischi di un eccessivo rialzo delleuro, ma lallarme potrebbe anche risultare eccessivo.
Non è infatti del tutto certo che negli Stati Uniti i tassi si manterranno invariati anche nei prossimi mesi. Pur se la crescita è in decelerazione con unintensità superiore al previsto, come dimostra lo stato di salute del settore immobiliare, listituto guidato da Ben Bernanke rimane concentrato sullandamento dellinflazione. Un improvviso riacutizzarsi del caro-petrolio, complici fattori geo-politici o anche un semplice taglio produttivo da parte dellOpec nella stagione invernale, potrebbe rimettere in discussione gli scenari inflazionistici e dunque anche le ipotesi di tagli del costo del denaro nel corso del 2007.
Lo stesso discorso vale, a maggior ragione, per la Bce. Che nei confronti dei prezzi al consumo ha un atteggiamento ancora più guardingo rispetto alla Fed.
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