L’inganno antinucleare di Prodi

Franco Battaglia

In nome delle convenienze di potere - cioè del mantenimento dei precari equilibri che lo tengono al potere - Romano Prodi sta predisponendo ogni cosa affinché l'Italia rimanga sola e in mutande.
Al G8 quasi tutti hanno ribadito l'importanza della fonte nucleare d'energia; le cronache riportano due sole eccezioni: la Germania e l'Italia. Non mi sono chiari i termini del diniego tedesco, visto che il nucleare ce l'hanno già e fornisce loro quasi il 30% dell'energia elettrica che consumano: i misteri della politica, ove si deve dire verde anche se tutto è inequivocabilmente giallo. Precisato ciò, l'Italia di Prodi appare splendidamente isolata. I misteri della politica di cui sopra inducono il Nostro a dichiarare che «siamo tutti nella stessa barca»; e, per quel poco che mi informa la cronaca sul personaggio, sono portato a ritenerla una dichiarazione più che altro scaramantica.
Peccato che affermare il contrario della realtà non cambi la medesima: su quella barca ci siamo solo noi. Per amor di precisione, una recente notizia, passata quasi inosservata, ci ha informato che su quella barca ci sono anche Cipro e Malta: ne prendiamo atto.
Leggo che Prodi piange di non voler «morire di freddo» il prossimo inverno. Ma come, signor Presidente, non è uso dire che «siamo il Paese del sole»? Provi a scaldarsi con quello, allora. E lo dica chiaramente a tutti noi, magari trovando una formula accattivante, tutta orgoglio nazionale e spirito d'avventura: «cari concittadini, dopo aver mostrato come si vince la coppa del mondo, mostriamo al mondo intero come si conquista il sole». Oppure ci canti ’O Sole mio... Insomma, s'inventi qualcosa.
Perché qualcosa se la deve pur inventare, signor presidente del Consiglio, se intende pervicacemente rimanere nelle Sue posizioni. La cui caratteristica comune è quella di sposare cause perse. «Sono un entusiasta di Kyoto», continua a dire da anni: non so se si rende conto che quel protocollo - com'era prevedibile ben prima che il governo Amato s'impegnasse a sottoscriverlo - è un fallimento nazionale e internazionale.
Anche del «nostro» sole Lei è un entusiasta e scommetto che vorrebbe essere sacerdotessa in una di quelle antiche e scomparse civiltà che lo adoravano, pronta a sposare anche lui: non so se si rende conto che il Suo sposo l'ha illusa prima e tradita poi, visto che elargisce avaro i suoi favori, senza preferenze, tanto a Napoli quanto a New York (entrambe giacciono, di lui vogliose, alla stessa latitudine).
Leggo che, dopo aver pianto ai piedi di Putin, ci rassicura di aver «parlato col presidente del Brasile di bioenergie». E Le sembra rassicurante, per noi, questa notizia? Cosa vuol fare? Se mancherà il gas dalla Russia, quest'inverno s'importerà legna da ardere dall'Amazzonia? Ce la spieghi bene questa storia delle bioenergie, presidente Prodi. Siamo ansiosi - reclamiamo il diritto, oseremmo dire - di conoscere che azioni intende intraprendere: un po' per quella naturale curiosità che ci portiamo appresso, un po' perché vorremmo sapere se cominciare ad attrezzare le nostre case coi caminetti prima che sopraggiunga, in barba al Suo global warming, il gelido inverno.
Lei ci sta ingannando, signor Presidente. Sta cinicamente ingannando tutti gli italiani col sole, col vento, con le bioenergie. Come già ingannò l'Europa intera quando, da Commissario europeo, dirottò miliardi delle nostre tasse verso lo sviluppo dell'inesistente idrogeno.
Dio voglia che gli italiani se ne accorgano per tempo, prima di trovarsi con l'acqua alla gola per causa Sua: se così dovesse accadere a noi rimarrebbe solo la magra consolazione di aver avvisato, ma in quel caso non avremmo più neanche gli occhi per piangere. Grazie a Lei, signor Presidente.

E al Suo cinismo, alla Sua incompetenza, o a entrambi.

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