La ricerca medico-scientifica ogni anno fa passi da gigante ma oggi è come una Ferrari che rischia di rimanere in garage perchè a corto di benzina. A sottolinearlo è il professor Francesco Montorsi, direttore dellUrological Research Institute del San Raffaele di Milano che in questi anni sta portando avanti con successo importantissime ricerche nella terapia dei tumori urologici, come quello della prostata, della vescica e del rene. Questa sera l«URI», che fa capo al Dipartimento di Urologia del San Raffaele diretto dal professor Patrizio Rigatti, ha organizzato una serata di beneficenza che avrà tra i protagonisti gli chef stellati Carlo Cracco e Davide Oldani e il trio Aldo Giovanni e Giacomo, allo scopo di raccogliere fondi per proseguire le ricerche; in particolare, uno degli studi più ambiziosi condotti dallequipe di eccellenza, quello che prevede la definizione della «firma genetica» nei principali tumori urologici. Levento si svolgerà al Palazzo del ghiaccio di Milano e ai tavoli più generosi saranno assegnati premi offerti da prestigiose marche come Cartier, Gucci e Poltrona Frau. I fondi raccolti saranno devoluti in favore della ricerca di «URI», istituto che dal 2009 è sempre risultato al primo posto come numero di contributi scientifici accettati per presentazione ai congressi americano ed europeo di urologia. Un percorso, quello dellequipe del San Raffaele, suffragato dai dati che vedono ogni anno oltre 50mila pazienti da tuttItalia rivolgersi allUrologia del San Raffaele. «Il nostro obbiettivo - sottolinea Montorsi - è quello di non arrestare ma anzi incentivare lo studio della cosiddetta firma genetica dei tumori urologici, cioè capire già in fase di diagnosi se la presenza (o lassenza) dellespressione di alcuni geni possa correlare con levoluzione del tumore; e ancora, prevedere a quale terapia il paziente potrà rispondere meglio; infine, valutare il rischio che la malattia possa ritornare dopo averla curata una prima volta». Per i primi due anni di ricerche, listituto si era posto lobbiettivo di investire 300mila euro per strumentazioni e reagenti ad altissima tecnologia, e per personale altamente qualificato.
«Nella terapia dei più importanti tumori urologici come quello della prostata - fa presente Montorsi - oggi lurologo non è in grado di sapere se una piccola neoplasia rimarrà localizzata per molti anni o se diventerà una malattia aggressiva; oppure, nel caso del tumore della vescica e del rene non è ancora possibile prevedere se un paziente risponderà in maniera positiva alla terapia, o se la stessa darà origine a recidive. Di qui limportanza delineare la firma genetica della propria malattia mettendo a punto unanalisi dettagliata del DNA e dellRNA di ogni singolo tumore per predirne il comportamento».Liniziativa Al San Raffaele
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