Mourinho è lallenatore del fare e in Italia ha imparato tanto e subito. Anche nella filosofia. Ma la domanda da porsi non è: quanto sia grande Mou o quanto lo sia lInter? Infatti la risposta cè già: lInter ha fatto grande Mourinho più di quanto Mou abbia fatto grande la squadra. Sembra un controsenso, ma i suoi miglioramenti tecnici e tattici sono ben più suscettibili rispetto a quelli di una squadra che, in Italia, non ha problemi e, in Europa, è allinizio di un nuovo e più confortante percorso: dice il passato che lInter, battuta una inglese negli ottavi, è sempre arrivata (due volte) alla finale.
La domanda che cerca risposta definitiva non vuole cantare losanna dello Specialone, che in Inghilterra già rimpiangono, dimenticando cosa dicevano quando se nè andato. No, linteresse va spostato su quanto pesi leffetto Mourinho. Non nelle parole, nelle chiacchiere, insomma nel fuori onda e nel fuori campo. Ma nello spiegare allInter la filosofia vincente. Diciamo che cè stato un reciproco mutuo soccorso. Mou è cresciuto tatticamente da quando è arrivato a Milano, ha capito i suoi errori, ha cercato di metterci sempre rimedio. Invece lInter è stata convinta dal tecnico ad imboccare lennesima controtendenza del calcio italiano e non solo.
Non servono primedonne in bollitura e neppure tagliar costi solo per riassestare bilanci. Ormai lo vediamo dappertutto: nel pallone, nellindustria, in Tv. Meglio investire e rilanciare. Cercare campioni e idee di campioni. Insomma migliorare il prodotto, che nel calcio significa aumentare gli introiti: solo in Champions raggiungere un quarto di finale significa mettere in banca un totale di circa 20 milioni di euro. Sneijder ed Etoo sanno come si vince e come si gioca quando serve vincere. Sono il valore aggiunto di una squadra che, sul mercato, questanno ha vinto e conquistato loscar. Comunque vada la stagione. Quasi mai la Champions non è la coppa dei campioni. Per ora lInter ha la coppia dei campioni.
Direte: il Real Madrid ha seguito la stessa filosofia, ma guardate dovè finito? Bene, tutto sta nellocchio lungo e fino. LInter ha costruito una nuova struttura affidandosi agli scarti del Real (Sneijder ieri, Cambiasso dal tempo che fu), del Barcellona (Etoo è stato mandato come conguaglio dellaffare Ibra, Thiago Motta è arrivato dal Barça via Genoa), del Bayern Monaco (Lucio). Tre giocatori di grandi squadre: sarà un caso? No, cè voluto del tempo, ma lInter è riuscita a trovare equilibrio e colonna vertebrale. Per assurdo il campionato italiano lha danneggiata: troppo fragile la concorrenza. E non inganni la possibilità che il Milan le contenda lo scudetto. Mourinho è partito da una base solida, non ci ha preso nella prima campagna acquisti, si è rifatto nella seconda accettando qualche consiglio dagli esperti di mercato, e non solo dal suo manager. Gli acquisti di Milito e Pandev sono state due chicche, anche se in Europa la vita, per loro, si è dimostrata più dura.
LInter non ha perso equilibrio nemmeno per leterno tormentone: i litigi fra Mou e Balotelli. E qui il tecnico dimostra di non essere ancora grande: non puoi essere un patentato di successo, se rischi di buttar via uno dei migliori talenti dal calcio. Salvo non aver già deciso di lasciare la compagnia a fine stagione.
Nel percorso di Mou sembra di rivedere quello di Mancini, arrivato con meno medaglie al petto, ma capace di migliorarsi con la religione del fare, provare, sbagliare e metter rimedio. Mourinho ci aveva fatto tutti sorridere con le sue sbandate: un attaccante ad inizio partita, quattro alla fine, senza mai un convincente filo conduttore. Osservazioni ingenue, proprio da ultimo arrivato in Italia. A Londra, le punte erano tre, Sneijder faceva il quarto incomodo, ma la squadra aveva perfettamente in testa copione, necessità, ruolo di ciascuno. Elementare! Forse.
Oggi piovono elogi, domani chissà. Elenchiamo: da Zaccheroni a Galliani, che non smette di pensare al ranking Uefa, da Abete a Petrucci. Stavolta lInter e Mourinho hanno messo tutti daccordo. E ora chi griderà al complotto? Forse il Chelsea che si è visto negare tre rigori e mezzo. Abete non farà telefonate, tranne a Moratti. «Per dirgli che dà soddisfazione vedere una squadra che batte due volte il Chelsea. Speriamo che in Europa sia lanno dellInter».
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