Roma - Prima la benedizione papale, poi la qualificazione alla quarta finale consecutiva di coppa Italia con i due gol segnati alla Lazio. La lunga giornata romana regala solo sorrisi all’Inter, tra un nervo teso e l’altro. E riporta il sereno tra Mancini e Moratti, una tregua siglata all’ombra del Cupolone davanti a Benedetto XVI. «Remiamo tutti dalla stessa parte», le parole rassicuranti del presidente nerazzurro, che chiude la polemica nata dal botta e risposta con il tecnico dopo la sconfitta nel derby.
Se l’Inter voleva una risposta dall’Olimpico nella settimana che è intenzionata a chiudere con lo scudetto, questa arriva in maniera convincente. La squadra nerazzurra arriverà al match probabilmente decisivo con il Siena con il morale alle stelle. La Lazio, invece, perde anche l’ultimo obiettivo stagionale, i fischi e i cori a Lotito sono ormai un’abitudine (in curva nord si inneggia addirittura a Sergio Cragnotti), ma c’è anche contestazione alla squadra. E ieri sera si è forse interrotto definitivamente il rapporto tra Delio Rossi e il club. «La partita è la fotografia della nostra stagione», dirà alla fine il tecnico.
Roberto Mancini propone una squadra con alcune riserve e il primavera Bolzoni. I nerazzurri rischiano all’inizio sulla punizione di Ledesma (palo pieno dopo due minuti) e su un tiro di Rocchi (montante esterno), ma poi prendono in mano il match. Suazo, unico terminale offensivo, si rivela importante uomo-assist. Jimenez, ex fischiatissimo, si muove molto fra i difensori e crea un’occasione-gol. Pelè segna il suo primo gol in maglia nerazzurra (bellissima l’esecuzione, con Cribari messo fuori causa). Il netto possesso palla della Lazio si rivela inutile, il movimento di Pandev è una delle poche cose buone, insieme alla prova sempre concreta di Dabo. Certo, la sfortuna dei primi minuti va messa in conto, ma francamente ci si aspettava una Lazio più testa e cuore come aveva annunciato Delio Rossi alla vigilia. Il gol finale di Cruz, al quale Mancini regala l’ultima mezz’ora, serve a consolidare un successo già ampiamente meritato. Unici nei della serata le espulsioni di Mancini (che ha un diverbio con l’arbitro Saccani, al quale dopo il rosso regala applausi di scherno), quella inutile di Materazzi che falcia Pandev (e salterà la finale dell’Olimpico) e il nuovo infortunio alla spalla per Chivu.
La «campagna» romana era iniziata a San Pietro, dove l’Inter è stata presente in massa (60 persone tra dirigenti, amministratori, staff tecnico e calciatori, mancavano solo Ibrahimovic e Chivu) all’udienza papale e riempito di doni Benedetto XVI: una speciale maglia del centenario (personalizzata in oro), una nerazzurra, un almanacco del centenario rivestito di bianco e, nel momento della foto regalo, Moratti ha consegnato al Pontefice una tessera d’oro con dedica
personale. «Incontro emozionante, sapeva della nostra classifica...», commenterà il patron. In serata il vernissage all’Olimpico, che l’Inter rivedrà il 24 maggio per la finale di Coppa. Probabilmente da campione d’Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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