«L’Inter è un faro del calcio Decidiamo noi lo scudetto»

nostro inviato a Appiano G.

Nessuno ci ha messo il veleno. Moratti ci ha messo il brusco prima di andarsene a Londra, Ranieri sale e pepe. Ora tocca all’Inter. Detta così, a qualcuno potrebbero cadere le braccia: già, bella compagnia sonnacchiosa. Ma, sotto, sotto, riaffiorano spiccioli di orgoglio. Possibile che tutto finisca in un campionato che abbruttisce? Ranieri ha provato a sollecitare ogni sensazione. Ed anche il passato, pure quello suo. «È un derby, sono stato dall'altra parte e so che cosa significa questa partita, ma a rischiare di più è la Juve: perdendo, vedrebbe allontanarsi sempre più il Milan».
Ranieri mette ogni sapore nel suo minestrone. Ma l’Inter che sapori avrà? I giocatori di qualità (Sneijder e Alvarez) staranno a guardare. Per la prima volta è stato convocato Guarin: solo una presenza simbolica. I cannonieri hanno polveri bagnaticce: perfino nel tirare rigori. Milito si è allenato più del solito, testardo nell’idea di riprovare a calciare un rigore. Ranieri si è limitato a snocciolare la sua gerarchia: «Primo rigorista Milito, secondo Pazzini».
Già, c’è da domandarsi: sarà possibile vedere un rigore stasera a Torino? I veleni sono rimasti nascosti, grazie al buon senso delle parti. Ma poveretto l’arbitro, nel caso in cui gli tocchi la decisione. Una partita di calcio non dovrebbe portare simili pensieri, ma questa ti spinge. Anche se Ranieri si è congratulato con l’ambiente. «Per una volta abbiamo parlato solo di calcio». E ha infilato pepe di altro tipo. «La Juve avrà il timore che l'Inter possa essere la prima squadra a batterla in casa, facendole perdere l’imbattibilità». Non perdendo, stavolta, la Juve raggiungerebbe il suo record di imbattibilità assoluta in serie A: 30 partite di fila, l’altra volta ci fu l’intermezzo della serie B.
Partita da giocare con le parole, sul campo sarà peggio. Magari brutta. Ieri il tecnico nerazzurro era in forma. Se la squadra lo seguisse... Ha attaccato parlando del passato. Il suo passato: «Presi una squadra che veniva dalla serie B, senza tanti campioni, adesso sono passati 4 o 5 anni nei quali è cambiato tutto, cambiata la filosofia e soprattutto il budget, che prima era molto stretto». Poi la stangata a quelli che non ci sono più: «Nella mia storia non sono mai sceso a compromessi: si dovevano scegliere i giocatori in tre, nel momento nel quale io sono stato escluso dalle decisioni, sono andato via». Facilmente intuibile la storia, con la voce fuori campo (Lippi). Le storie personali hanno peso secondario, ma c’è da scommettere che Ranieri se la godrebbe se stasera ritrovasse un’Inter del tempo che fu. Quella che richiama come uno spauracchio per tutti, la agita come il torero con la muleta. «L’Inter resta un faro del calcio italiano, ha marcato un’epoca. Sarà comunque l’ago della bilancia perché, alla penultima giornata, affronterà il Milan e credo che il campionato sarà fino all’ultimo un testa a testa».
Alla Juve toglierebbe Pirlo e implicitamente ammette che ne sogna uno così per l’Inter. «Se lo metto, mi si aggiusta sicuramente qualcosa». Visti tutti i nomi che circolano per la panchina nerazzurra comincia a sentirsi meno aziendalista. E la battuta su Pirlo è un altro segnale. Però garantisce che sarà professionista fino in fondo. «Veniamo pagati fino all’ultimo e dobbiamo fare sempre quello che tutti si attendono da noi». Si, forse questa è la vera partita di addio anche per Ranieri.

D’accordo poi ci sarà il derby, ci sarà l’Inter che non c’è (stata). Ma in questo Juve-Inter ci sono tanti libri (anche contabili) e tante storie da sfogliare, qualche vendetta da consumare. Non ci sarà Moratti. Poco male: tanto non segna.

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