Milano - Non è facile, ma a dicott'anni si può ancora lavorare bene sul ragazzo, non è vero che Mourinho non perdona, ha detto che Mario Balotelli è un patrimonio del calcio italiano, si è lanciato una sfida e non è tipo da mollare dopo quattro mesi. Si metta il cuore in pace, dall'Inter non si muove anche se le attenzioni su di lui sono vere e solide. Ne ha parlato perfino Massimo Moratti a margine dell'ultima assemblea dei soci, niente di ufficiale, ma al termine dell'incontro ha confidato che il Tottenham Hotspur ha messo sul tavolo 25 milioni di euro. Ma non va via, neppure in prestito, serve all'Inter.
Mourinho l'ha ripreso per la seconda volta dopo lo 0-0 del 26 ottobre contro il Genoa. Un incontro a muso duro, un faccia a faccia proseguito anche con un colloquio collettivo con tutta la squadra. L'argomento principale non era Mario, ma l'argomento è venuto fuori: «Sono preoccupato - ha attaccato Mou -, non posso accettare che un ragazzo che non ha ancora dimostrato niente abbia questo atteggiamento. Qui c'è gente che tutti i santi giorni dimostra il suo attaccamento alla maglia, gente che ha una storia alle spalle eppure si allena con un'intensità doppia rispetto alla sua».
E non si è fermato lì, ha fatto i nomi di Cordoba, Samuel, Figo, ha pubblicamente elogiato Maicon sceso in campo contro il Napoli con una contrattura e contro il parere suo e dei medici, ha parlato di Stankovic, a Balotelli invece ha detto che non è ancora niente. Questa volta non era l'anarchismo dimostrato in partita ma l'intensità degli allenamenti del ragazzo: «Facesse solo il 50 per cento di quello che fanno gli altri, sarebbe un campione - ha proseguito Mourinho -. Invece lui è solo al 25 per cento».
Chi ha avuto la fortuna di assistere a una seduta dell'Inter ad Appiano, se n'è fatto un'idea, perfino il tanto criticato Adriano mette più intensità, corre sui palloni persi, ascolta, esegue. Ma Mario Balotelli questa indolenza se la porta dietro, gliel'ha insegnata la vita, non è roba sua, gli è rimasta incollata. Lui in una lunga intervista ha parlato di ferita, non ha avuto paura di raccontare: «Un ragazzo abbandonato non dimentica». E non si riesce a dargli torto senza scivolare nella retorica da strada, facile e di presa immediata. Thomas e Rose Barwuah, i suoi genitori biologici, sono la ferita, i fratelli Abigal, Enock e Angel, l'occasione perduta, loro sono ancora in famiglia. Lui li va a trovare, ma mamma Rose no, lei non mi voleva, ha raccontato, e ci siamo sentiti tutti dalla sua parte.
Adesso qualcuno vorrebbe mettere in mezzo la sua nuova famiglia, questo a Mario è un argomento che lo manda in bestia, li difende, dice che Franco e Silvia sono il suo vero babbo e la sua vera mamma, Corrado, Giovanni e Cristina i suoi nuovi fratelli. Ma per Mario Balotelli le cose non sono andate via così lisce, lasciargli qualcosa di diverso dagli altri ragazzi che frequentavano Interello non è fare delle preferenze.
Lui è così in partita, in allenamento e fuori con gli amici, non è strafottenza, è Mario Balotelli che qualcosa si porterà a casa anche nei prossimi premi Aic. Fa così nella finale del Viareggio e fa così con la Juventus, prende a spallate chi osa ancora mettersi in mezzo, fa andare i fianchi, ci mette due giorni prima di raccogliere un pallone che è finito in fallo laterale e battere la rimessa, mette voglia di fargli una ramanzina al giorno.
Moratti ha detto che il ragazzo è intelligente, capirà, non si è dato un termine, è convinto che Mourinho abbia capito benissimo la situazione e stia lavorando per lui.
Alcune stagioni passano anche per queste cose, in una squadra che viaggia in cima a ogni competizione sarebbe più facile lasciarlo andare per la sua strada e monetizzare. Ma fra le tante vittorie che vuole mettere in fila, Mou ha anche quella di fare del ragazzo ferito il simbolo della sua stagione. Mario cosa c'è? Non capisci che adesso ti vogliono tutti bene?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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