L’INTERVENTO

H a ragione Giulio Tremonti quando evoca l’impoverimento del ceto medio come possibile fonte di nuovi fascismi. In Italia come in Europa. Non v’è alcun dubbio che per quanto ci riguarda nessuno più si affaccerà a Palazzo Venezia. Ciò non toglie, però, che quell’impoverimento citato da Tremonti, unito a un profondo senso di insicurezza per il presente e per il futuro, per la propria persona e per i propri beni formi una miscela capace di alimentare una richiesta di strumenti eccezionali ed inusuali per una moderna democrazia. Non saranno nuovi fascismi, come giustamente hanno detto alcuni storici, ma certamente stanno sorgendo nuovi e più sofisticati autoritarismi. E se, come accaduto in Italia, negli ultimi anni, a tutto ciò si aggiungono gli effetti nefasti di eccessi di colpe e di omissioni, quella miscela diventa una bomba a orologeria.
Tonnellate di rifiuti che marciscono nelle strade di Napoli, milioni di italiani che vengono intercettati con risultati penali modesti, ma sufficienti a calare sulla società una cappa di oppressione, le periferie delle grandi città diventate terra di nessuno dove la vita si perde per un nonnulla sono solo alcuni di quegli eccessi tollerati da quindici anni a questa parte e che stanno determinando un pericoloso effetto di rimbalzo. È comprensibile, infatti, una limitazione e un controllo delle intercettazioni telefoniche rispetto agli eccessi del passato. Il disegno di legge presentato però poco o nulla farà in questa direzione, se non intimidire in maniera pesante l’intera stampa italiana. Le intercettazioni, infatti, continueranno tutte sotto il titolo di quei reati per i quali sono ammesse, salvo, poi, derubricare l’accusa o archiviare, mentre una condotta più responsabile della stampa potrebbe essere evocata in maniera più propria e senza quelle intimidazioni il cui significato va ben oltre la questione specifica. E che senso ha, per rispondere ai nuovi bisogni della sicurezza, decidere l’uso dei militari in accoppiata con le forze dell’ordine per controllare il territorio delle grandi città? Non era più utile e più saggio reclutare altri 5mila tra carabinieri e poliziotti e lasciare ai propri compiti i 2500 militari da impegnare in ronde da dopoguerra?
Anche qui l’uso dei militari finisce per dare un messaggio di forza più generale che rappresenta una drammatica anomalia e un precedente pericoloso. E se poi a questi esempi aggiungiamo un’altra anomalia, quella dei deputati e senatori non più eletti, ma solo nominati dai segretari politici e quella della mutevole soglia di accesso al Parlamento in base a discrezionali decisioni politiche sull’apparentamento (il movimento di Lombardo entra alla Camera per l’1,1% e la Sinistra radicale ne resta fuori con il 3,5%), il quadro che ne viene fuori è inquietante.
Militari come poliziotti, intimidazioni alla stampa, Parlamento nazionale, e forse anche quello europeo, nominato da pochi leader di partiti a scarsa democrazia interna sono più che semplici segnali. C’è, insomma, una questione democratica che non può più essere ignorata e per la quale v’è una comune responsabilità di tutte le maggiori forze politiche che può scivolare in una devastante complicità se si dovesse far strada e consolidare l’idea che democrazia e governabilità non siano tra loro compatibili.

La nostra prudenza è massima, naturalmente, così come, però, è massimo l’allarme.

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