Massimo DAlema è un leader controverso: cè chi gli riconosce particolari doti di intelligenza politica e chi invece ritiene che la sua fama sia in gran parte immeritata. La mia opinione è che, se si riflette alla storia di questi ultimi sedici anni, il ruolo di DAlema appare nelle sue giuste dimensioni. Intanto, bisogna annotare che fino alla caduta del Muro di Berlino non si ricorda alcuna presa di posizione di Massimo DAlema, che possa ricordarsi come lungimirante e coraggiosa, a favore del rinnovamento del vecchio Partito comunista. Ha ragione Emanuele Macaluso quando ha ricordato che DAlema può essere considerato ancora oggi come lesponente politico più coerente con la tradizione comunista italiana. Ci volle Achille Occhetto per annunciare labbandono del nome di Partito comunista e linizio di una serie di tentativi di cambiamenti della sinistra italiana. Si potrebbe dire che DAlema guardò ai generosi quanto confusi sforzi di rinnovamento compiuti da Occhetto, con la stessa freddezza che Togliatti manifestò nei confronti delle accuse di Nikita Kruscev allo stalinismo.
In quegli anni, a ridosso della caduta della Prima Repubblica, mentre Bettino Craxi apre alla prospettiva dellalternativa socialista e proprio nel momento in cui il leader socialista si adopera fattivamente a favore dellingresso del Pci nellinternazionale socialista, DAlema lo pugnala alle spalle, come ha rivelato recentemente lo stesso Achille Occhetto, con lobiettivo di distruggere il Partito socialista. Rispetto alla discesa in campo di Silvio Berlusconi, resterà memorabile la sprezzante previsione di DAlema secondo il quale lattuale presidente del Consiglio si sarebbe trovato ben presto a raccogliere lelemosina al bordo delle strade. Allora questo giudizio suonava come una violenta minaccia. Oggi suona come il frutto di una illimitata quanto patetica presunzione.
Ma le gesta del nostro non finiscono qui. Il bello deve ancora venire. Dopo il successo ottenuto da Berlusconi nel 1994, con la ritirata ingloriosa della gioiosa macchina da guerra della sinistra, DAlema si rimette immediatamente allopera, non per rinnovare la sinistra, bensì per far cadere il governo attraverso una manovra congiunta di intrighi di palazzo e di complotti giudiziari. Ci riesce e nello stesso tempo compare sulla scena Romano Prodi, che riceverà il compito di capeggiare un nuovo comitato di liberazione nazionale per combattere Berlusconi. Nel 1996, Prodi la spunta di poco, grazie ad un accordo di desistenza raggiunto con Rifondazione Comunista. È lepoca dellUlivo, anzi di lì a poco dellUlivo mondiale. Sembra il coronamento della storia del Pci, il trionfo postumo del compromesso storico e linveramento delle idee di Dossetti. Un cattolico democratico come Prodi che conquista la guida del governo attraverso un accordo con gli ex comunisti. Allapice del successo della sinistra, ecco che DAlema ricomincia a tessere la tela della distruzione dellidea dellUlivo con il proposito di sostituire Prodi alla guida del governo. In effetti, da tempo DAlema non aveva mancato di criticare il progetto dellUlivo a favore della prospettiva di segno opposto di una sinistra socialista di stampo europeo, anche se questo significava venir meno a tutta la storia della tradizione comunista italiana che si fondava su un rapporto privilegiato con il mondo cattolico.
In ogni caso, il disegno di sostituire Prodi al governo riesce, nellillusione che questo spodestamento - una tecnica più da sicari che da veri leader politici - potesse avvenire senza passare attraverso una prova elettorale e una limpida scelta degli elettori. Anche questo calcolo cinico e spregiudicato si rivelerà fatale per DAlema, che di lì a poco fu costretto alle dimissioni in seguito alla disfatta delle regionali.
Sorvoliamo per brevità su altre vicende e arriviamo ai giorni nostri. Dopo aver contribuito a sconfiggere il suo avversario storico nel partito, Walter Veltroni, e sostenuto l'ascesa di Pierluigi Bersani, DAlema si lancia in unaltra impresa politica di ampiezza storica: quella dellalleanza con il partito di Casini. E da dove inizia questo capolavoro politico? Non dal Lazio, dove sarebbe comprensibile immaginare una rinnovata intesa con il mondo cattolico attraverso lalleanza con Casini. Nel Lazio al contrario il Pd sceglie nientemeno che la radicale Bonino! Chi ci capisce qualcosa è bravo. DAlema sceglie invece la Puglia come terreno di sperimentazione dei suoi favolosi progetti politici. E in Puglia pur di realizzare un accordo raggiunto a pranzo con Casini, si chiede la testa del governatore uscente Vendola, pur essendo uscito da Rifondazione comunista e pur godendo di un ampio seguito. Si dice che in questi giorni DAlema sia impegnato in Puglia in servizio permanente effettivo per far prevalere il suo candidato.
*Ministro per i Beni culturali
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