L’intervento Intorno al Cavaliere non c’è nessun fuggi fuggi

Condivido dalla prima all’ultima riga la lettera di Bondi su Scalfari. Siccome da anni non leggo più gli articoli di Scalfari non mi ero accorto che, nel suo fondo di domenica, egli aveva dato in fuga da Berlusconi non solo Sandro ma anche il sottoscritto ed altri esponenti del Pdl, quasi che fossimo alla resa o a qualche tradimento concordato, insomma, per usare emblematiche date dei tempi passati, qualcosa tra il 24 luglio e l’8 settembre.
Sono analisi che non stanno né in cielo né in terra. Scalfari è così preso dal suo disegno distruttivo che scambia i suoi desideri con la realtà. Né il sottoscritto e neanche Maurizio Gasparri ed Italo Bocchino siamo in fuga di fronte al tentativo eversivo operato da Repubblica, che è quello di lavorare per rovesciare il legittimo risultato elettorale del 13 aprile 2008 usando tutti i mezzi possibili al di fuori della normale lotta politica: le cose sono al punto che, si legge su Repubblica di ieri, Berlusconi sarebbe indagato per altre cinque feste. Siccome «lor signori» non sono riusciti nel 1994 ad abbattere Berlusconi con l’invio di un avviso di garanzia attraverso il Corriere della Sera con l’accusa di mafia e addirittura con quella di essere il mandante degli attentati del 1992-’93 («sistemi criminali»), poi, attraverso le «rivelazioni» della contessina Ariosto, alla vigilia delle elezioni del 1996, quindi con una serie di altri casi per un totale di 23 processi, ma nessuna condanna; adesso si buttano addosso alla sua vita privata facendo l’analisi del sangue a invitati, ragazze, ragazzi e camerieri.
Credo che se ci si occupasse a 360° della vita privata di esponenti politici di ogni schieramento e di grandi industriali e manager ne uscirebbero delle belle. Io, però, non auspico la generalizzazione dell’imbarbarimento, ma la sconfitta della barbarie di Repubblica. Di conseguenza, ancora una volta, Scalfari, così lucido e conseguenziale nelle sue analisi, anche se negli ultimi anni esse sono diventate logorroiche non per una sua incapacità di sintesi ma per delirio di onnipotenza editoriale, ha sbagliato i conti. Intorno a Berlusconi non c’è nessun fuggi fuggi, c’è la forte maggioranza formata dal Pdl con la Lega, c’è la dura volontà di resistere a questo ennesimo tentativo di manipolare il risultato elettorale e di mettere in pericolo la democrazia italiana.


A questo punto la parola è al governo e alla maggioranza per l’attuazione del programma, specialmente per la definizione di una politica economica che, senza far saltare i conti, tuttavia si misura con i problemi, innanzi tutto del lavoro autonomo, della piccola impresa, del Mezzogiorno.
*presidente dei deputati del Pdl

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