L’INTERVISTA 4 GAETANO PECORELLA

Onorevole Pecorella, avvocato e parlamentare Pdl, un tempismo un po’ strano quello della procura di Roma, la convocazione del premier quasi alla scadenza della prescrizione, che comporta l’allungamento dei termini...
«Non solo è un’iniziativa singolare di per sé. È anche anomala. Laddove un processo si sta per prescrivere non si fanno nuovi atti che comportano un allungamento dei tempi. Ormai le procure di tutta Italia, specie se si tratta di procedimenti che andranno comunque in prescrizione, preferiscono accantonare i processi più vecchi. In diverse sedi, per esempio a Torino, ci sono state indicazioni in tal senso da parte dei procuratori. Probabilmente a Roma si sono mossi adesso perché rimanesse traccia nella stampa, in modo che venisse fuori che c’è un altro processo contro Berlusconi».
Cioè si sarebbero mossi per fare notizia?
«Se vogliamo dare un po’ di buona fede a questa iniziativa si può pensare che a propria volta i Pm abbiano temuto che certe aree della politica dicessero che avevano fatto prescrivere un procedimento riguardante il premier Berlusconi. Di qui il nuovo atto».
Che porta da cinque a sette anni e mezzo i termini per la prescrizione...
«Certo, automaticamente la contestazione comporta una ripresa con prolungamento, e la prescrizione scatterà comunque attraverso la convocazione. In ogni caso, nonostante il prolungamento dei termini, alla fine per questo processo si arriverà comunque alla prescrizione».
La giustizia, notoriamente lenta, diventa veloce quando si tratta di Berlusconi?
«No, affatto, anzi proprio nel caso specifico è stata molto lenta anche per lui. E così, a questo punto, pur di evitare la prescrizione, si sono precipitati a fare qualcosa. Non sono stati affatto tempestivi con Berlusconi, tranne oggi».
Tra l’altro, come sottolineano i legali del premier, si tratta di vicende praticamente identiche a quelle dell’inchiesta di Milano.
«I fatti storici sono gli stessi. Roma se ne sta occupando un po’ tardivamente per l’aspetto fiscale».
Berlusconi ha parlato più volte di accanimento da parte di certi giudici nei suoi confronti. Questo è un nuovo caso?
«Certe volte alcuni atti giudiziari fanno sospettare che ci sia un trattamento particolare nei confronti di determinate personalità».
E in questo caso il sospetto sorge?
«Penso che si sia temuto di essere accusati di avere fatto prescrivere un processo riguardante Berlusconi».
La riforma della giustizia di cui tanto si parla può contribuire a risolvere questo genere di problemi?
«Il nodo è la cultura dei giudici. In generale dovrebbero essere più attenti al quotidiano, alla gente che aspetta giustizia, piuttosto che a iniziative che poi non hanno alcuna utilità. Certamente, l’introduzione della responsabilità del giudice alla fine potrà indurre qualche Pm ad essere più prudente. Ma non basta».
E cos’altro serve?
«Va affrontato contestualmente un altro punto fondamentale: chi giudica i giudici.

Non illudiamoci, se lasciamo ai giudici togati il compito di giudicare altri giudici togati è molto difficile che passi la linea della responsabilità. Bisogna trovare formule diverse, in modo che ci sia un tribunale composto in maniera tale da garantire la presenza di altre componenti oltre i magistrati».

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