Per diventare una stella country ha mollato tutto; ha persino rinunciato alla cattedra di letteratura inglese a West Point, ha buttato la laurea cum laude in un cassetto, il grado di capitano elicotterista dellesercito. Tutto gettato per fare il cantautore. Risultato? Kris Kristofferson da 40 anni come è un mito come interprete e autore (Me and Bobby McGee ad esempio è diventato un classico di Janis Joplin), come attore (lui, personaggio da film, è stato lindimenticato Billy the Kid di Sam Peckinpah e ha girato Convoy e È nata una stella con Barbra Streisand), come animatore di gloriosi gruppi come gli Highwaymen con Johnny Cash, Wille Nelson, Waylon Jennings. A 74 anni e con tanti progetti in cantiere, arriva per la prima volta in Italia domani per raccontare le sue incredibili storie in forma-canzone al Castello di Vigevano.
Una vita da film la sua.
«Ho sempre amato la letteratura, ho studiato tanto, ho fatto laccademia militare ma nel frattempo ascoltavo la musica folk e il suo richiamo è stato più forte di tutto. Pochi giorni dopo la laurea sono scappato a Nashville per suonare».
Ha rinunciato anche a una cattedra a West Point.
«Si, non mi sentivo un professore, volevo vivere on the road. Avevo una cattedra e un avvenire sicuro ma ho preferito tentare la sorte. Gli inizi non furono facili, ma ho tirato avanti con mille lavori. I miei primi successi li ho scritti su una piattaforma petrolifera».
E come ha fatto a sfondare?
«Mi hanno assunto come inserviente alla Columbia dove ho incontrato il mio mito Johnny Cash. Gli ho fatto ascoltare i miei brani e, per stupirlo, sono atterrato con lelicottero nel giardino di casa sua. Poco dopo ha inciso la mia Sunday Morning Comin Down che è diventata un classico».
E poi è esploso da solista.
«Amo racontare il mondo con realismo, unendo poesia e brutalità; così ho contribuito a rinnovare il country, ci chiamavano outlaw, cioè fuorilegge perché abbiamo dato colori più soul ai temi troppo sdolcinati della musica di Nashville».
Fuorilegge anche al cinema; il suo ruolo di Billy the Kid è passato alla storia.
«Al cinema ho debuttato grazie a Dennis Hopper. Pechinpah mi ha lanciato, è stato bello fare il duro. Ammiro Billy, un eroe popolare considerato un bandito dal potere».
Si considera un ribelle?
«Un anticonformista che vuol vivere intensamente fino alla fine. Vorrei che sulla mia tomba ci fosse la frase di Bird On a Wire di Leonard Cohen che dice: «Amodo mio ho cercato di essere libero».
Si trova più a suo agio col cinema o con la canzone?
«Le canzoni nascono dallanima, sono un momento di riflessione ed emozione. Lattore deve metterci grande impegno per comunicare quella stessa emozione al pubblico».
Anche con la Streisand avete formato una grande coppia.
«Lei è grandissima, canta col cuore e recita con unintensità incredibile. Con lei devi dare il massimo».
Lei è molto amato dai fan ma anche dalle rockstar.
«Sono apertto, sincero, lego facilmente con gli altri. Con Johnny Cash ho passato momenti indimenticabili, sia artistici che umani, soprattuto quoando ho avuto problemi di alcol. I duetti con Willie Nelson mi hanno insegnato ad ampliare i miei orizzonti musicali. Recentmente artisti come Mark Knopfler, Steve Earle, Joni Mitchell mi hanno iautato a rileggere i miei classici in Austin Sessions. non sono un solitario, sentirsi parte di un movimento è importante».
Qualcuno che le manca in modo particolare?
«Janis Joplin, una tigre e una gattina vittima del suo tempo».
Nuovi progetti?
«Una nuova pazzia, un lavoro particolare, ancora da sviluppare, con John Mellencamp, Stephen King e lex pugile Joe Frazier»