Andrea Manzo, 48 anni, ha guidato la Primavera del Parma nelle ultime due stagioni, adesso è in cerca di una panchina. Nel maggio 2008 visse il suo momento di notorietà sostituendo Hector Cuper, licenziato dal presidente Ghirardi alla vigilia della partita scudetto dell'Inter, che decretò la retrocessione degli emiliani in serie B. «Nello scorso campionato giovanile - racconta - le telecamere sono entrate nel nostro spogliatoio una sola volta, al Tardini, nel big match con la Juve. Vincemmo 2-1».
Che effetto faceva il cameraman tra le panche su cui i ragazzi si cambiavano?
«Sono entrati prima dell'inizio del match, nel momento in cui davo indicazioni. Sono stato molto tecnico, in alcune situazioni si potrebbe essere più sanguigni. L'avessi tutte le settimane diventerebbe un'abitudine, in quell'occasione fui un po' frenato, negli atteggiamenti».
Altre incursioni da parte di Sky?
«Fra il primo e il secondo tempo entrò nello spogliatoio bianconero, alla fine invece nessuna».
Onestamente possono dare fastidio, a un allenatore?
«Contro un'avversaria con meno nome sarebbe servita più carica, possibile che inconsciamente mi sarei trattenuto, sul piano della grinta. Per esempio il tecnico juventino Massimiliano Maddaloni ha avuto spesso i riflettori in spogliatoio, era molto più naturale di me».
Da spettatore qualificato, è davvero un valore aggiunto?
«Potrebbe tornare utile vedendo in azione i grandi, Mourinho e Ancelotti, per capire certe gestioni del gruppo».
E da semplice fruitore della tv?
«Un esempio: mio padre è tifoso della Juve, gl'interessa solo vincere. Il gioco, la tattica passano in secondo piano. Comunque può essere un'esperienza interessante, non so fra i colleghi più quotati chi sarà davvero normale».
Nello sport americano le telecamere sono consuetudine.
«Nella pallacanestro, nel football, sino a un quarto d'ora prima. Ricordo Dennis Rodman cuffiette e pigiama e alla fine vestirsi da donna. Lo spogliatoio del calcio è sempre stato considerato sacro, peraltro molti giocatori sono già attori, nelle pubblicità».
Che dice: facciamo entrare la tv anche al fischio finale?
«Io starei zitto, perché a caldo la mia mente non sarebbe razionale. È all'intervallo che è intrigante, per gli addetti e la gente, si comprenderebbero i cambi e come svolta l'incontro».
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