Da due giorni, dopo un decennio di fedeltà dipietrista, non è più dipietrista. Il professore-ingegnere Aurelio Misiti, calabrese, deputato ma non più dellIdv, è nel suo ufficio a Montecitorio e legge sulle agenzie quel che lex amico e leader dice di lui, dopo le dimissioni dal gruppo alla Camera. «Doppiogiochista, se ne vada», tuona Tonino.
Misiti, che fa?
«Ehehe (ride), Di Pietro da un po di tempo ha perso la calma. E poi sono io che me ne sono andato, non è lui che ha cacciato me».
Eravate amici, ora vi prendete a pesci in faccia.
«Ma è lui che vuole arrivare alla rissa, pensa che gli giovi. Non voglio scendere a questi livelli. Poi vedo che parla anche di argomenti che conosco bene, meglio di lui».
Lenergia, le infrastrutture.
«E il Ponte di Messina. Io ho sempre avuto le stesse idee sulla necessità del Ponte, è lui che le ha cambiate. E lo dice pure, dice che nel partito ci sono state contraddizioni e ripensamenti. Altro che ripensamenti».
Quando era ministro nel 2006 Di Pietro sponsorizzava il Ponte.
«Ma è da prima ancora, già quando era ministro dei Lavori pobblici nel 1996, chiese proprio a me, che ero presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, di valutare quellopera. Ora dice lopposto, ha sposato lambientalismo gretto, il radicalismo dellestrema sinistra».
Lascia lIdv per questo?
«Per tanti motivi, la deriva populista, gli attacchi al Quirinale, lillegalità interna».
Illegalità?
«Ma certo, non vede quanti scappano dal partito? Decide tutto il capo, lo statuto non è rispettato perché se uno non è daccordo con lui viene subito commissariato».
A febbraio però cè il primo congresso Idv. Di Pietro dice che cambierà tutto.
«Macchè, ma quale congresso. Non viene eletto nessun comitato direttivo, nessun documento congressuale. Vengono eletti solo il presidente e il tesoriere. È un congresso per stabilire che il partito è suo».
Mozioni?
«No, macchè mozioni, sono cose all'antica, da prima Repubblica. NellIdv cè solo una leadership contesa tra due magistrati, una cosa un po strana».
Di Pietro dice che lei ha tradito gli elettori.
«È Di Pietro che ha tradito e si dovrebbe dimettere dal Parlamento, perché ha cambiato completamente linea al partito».
Ci sono altri parlamentari pronti a mollare Di Pietro?
«Uhh, tantissimi. Direi l80%, solo che hanno paura di parlare perché pensano alla rielezione».
Di Pietro ha sposato la linea De Magistris, corrente che però vuole fargli le scarpe.
«E sta facendo un grosso errore. Pensa di poter aumentare i voti, ma è un ragionamento sbagliato. Un politico deve mettere al primo posto i programmi. Lui fa il contrario, mette al primo posto i voti. Ma non ha basi solide, cè solo lantiberlusconismo. Così lIdv è destinata a sgonfiarsi come una bolla».
E De Magistris?
«Fa parte di un gruppetto, diretto da Flores DArcais, che guida il partito dallesterno. Cè anche Travaglio, Sonia Alfano, e Franco Barbato.
Ma Di Pietro dice che con De Magistris sono fratelli siamesi.
«Non è vero, e lui lo sa, cè un redde rationem. De Magistris ha più voti di lui, e questo non gli sta bene. Lo so, lo conosco bene Di Pietro».
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