L’intervista Barbara De Rossi

Seria, appartata, rigorosa. Trentasei anni di carriera e mai un pettegolezzo, uno scandalo, una voce. Fino a due anni fa. Fino a quando, dopo l’unione con un uomo di vent’anni più giovane, Barbara De Rossi ha avuto un imprevisto (quanto sgradito) «rilancio d’immagine». «Da allora è cambiato tutto: sono stata catapultata nel gossip - sospira l’attrice (lunedì e martedi su Raiuno nella miniserie di Flavio Parenti La vita che corre) -. Un mondo che non è il mio, che non ho mai cercato, che non m’aveva mai cercato. Io non partecipo a cerchie mondane o a serate glamour; non chiamo i fotografi; in tutta la vita avrò fatto, si e no, un paio di servizi posati. Mentre ora vengo inseguita, additata, giudicata».
Come le è successo un paio di mesi fa, a «Verissimo»?
«Quello è stato il top di una situazione grottesca. Vengo invitata in trasmissione e mi trovo accanto, senza saperlo prima, un signore che si occupa di stampa (non lo definirei altrimenti), il quale, mentre la conduttrice Silvia Toffanin m’intervista, s’intromette con commenti e battute sulla mia vita privata, per cercare di ridicolizzarmi. Io trovo che chiunque abbia il diritto al rispetto degli altri. Tanto più un’attrice che non ha mai cercato di rendersi nota per altro che per il suo mestiere d’attrice».
Ma che forse un po’ s’avvantaggia anche dell’attenzione del gossip; queste erano le osservazioni del giornalista, che era Alfonso Signorini; e che, al colmo della lite con lei, ha abbandonato lo studio.
«Anche perché se non lo faceva lui lo facevo io. La verità è che il gossip io lo subisco, perché questo è il sistema; ma non faccio nulla per alimentarlo. Trovo offensivo sentir definire il mio compagno Anthony Manfredonia un toy-boy. E non ne posso più di sentirmi intervistare solo sul nostro rapporto. Se mettono il naso negli affari miei, io rispondo perché sono educata. Ma se non sono interessati ad altro, allora io non rispondo più».
Parliamo del suo mestiere, allora. E del suo ritorno in Rai, e alla fiction drammatica.
«Beh: per cinque anni ho frequentato Mediaset e il genere comico, nelle tre edizioni di Un ciclone in famiglia, perché si diceva che la de Rossi faceva piangere e basta. E grazie a colleghi come Boldi e Mattioli, ho imparato anche a far sorridere. Con La vita che corre, miniserie sulla piaga sociale delle stragi del sabato sera, invece, sono tornata ad un ruolo drammatico. Una madre che solo dopo l’incidente della figlia apre gli occhi su di lei, e sui "segnali" che le inviava, senza che lei sapesse interpretarli».
Il che dimostra che oggi, gossip o meno, lei è più impegnata che mai.
«È vero.

Oltre al futuro progetto d’un musical, ho lavorato a tre nuove fiction: Pupetta Maresca, sulla famosa donna della camorra; poi il melò diretto da Raffaele Mertes Le tre rose di Eva; infine la commedia Le donne di Giacomo, in cui io e Paola Perego ci litighiamo Christopher Lambert. Lavoro da quando avevo 16 anni. E vorrei che, quando si parla di me, si parlasse soprattutto della mia professione».

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