L’INTERVISTA CRONISTA IN AULA

Ci ha provato per tre giorni: il microfono puntato verso il viso coperto dell’imputato, protetto dalle indiscrete macchine fotografiche da un dossier blu. Ma in risposta c’è stato soltanto silenzio. Roland Weissman è l’unico giornalista cui i giudici del tribunale di St Poelten, Austria, hanno permesso di sedere con il mostro, di tentare di far parlare Josef Fritzl, il padre-orco che ha sequestrato e violentato per 24 anni la figlia Elizabeth che da lui ha avuto sette bambini. Per tre giorni, racconta Weissman, inviato della tv austriaca Orf, «ho passato lunghi momenti con lui», davanti al suo silenzio impenetrabile.
Come ha reagito Fritzl ai suoi approcci?
«Non ha mai risposto, è rimasto muto. L’unica volta che ha aperto bocca, il primo giorno, ha detto: “No comment”. Stava entrando in aula».
Che impressione le ha fatto? Era calmo?
«È difficile dirlo: non ha mai detto una parola e non ha mostrato la sua faccia nemmeno per un secondo. È un uomo piccolo, non molto robusto. Il primo giorno, mentre continuavo a fargli domande, non ha mosso di un millimetro il dossier davanti al viso. Dopo un po’, però, la sua mano ha cominciato a tremare. Per paura o per la posizione?».


Ha sempre tenuto il viso coperto?
«Soltanto ieri, dopo aver visto il giorno prima il filmato con la deposizione della figlia, si è presentato a volto scoperto. Poco prima, aveva detto d’essere pentito. Il suo avvocato sostiene che la dichiarazione sia stata una sorpresa per tutti: Fritzl non ne aveva parlato con nessuno».

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