L’INTERVISTA IL DIRETTORE DELL’ANSF

Ferrovie malate. La lista dei problemi e delle anomalie sarebbe chilometrica. «Ma comincerei puntando il dito su manutenzione, deragliamenti e soprattutto sulla sicurezza a bordo delle carrozze». L’ingegnere Alberto Chiovelli, direttore della neonata Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, si toglie qualche sassolino nella scarpa.
Lei vuol dire che i nostri treni non sono sicuri?
«Dico che bisogna accelerare l’installazione delle tecnologie che permettono di controllare la marcia di un treno. Se un macchinista supera il segnale rosso il sistema potrebbe fermarlo».
Potrebbe?
«Attualmente il sistema funziona solo su 7.500 chilometri di linea, quella di maggior traffico. Ma la nostra rete nazionale ne conta 16mila».
Ma sono ben 8.500 i chilometri senza rete di protezione.
«Il parco non è completo. O meglio a terra, il sistema funziona perché è stato finanziato dallo Stato, ma a bordo dei rotabili no, e se i treni non leggono il sistema non serve a niente».
E chi è inadempiente?
«Molte delle imprese ferroviarie, Trenitalia compresa. Sono state disattese due direttive ministeriali, di Bianchi e di Lunardi, che avevano fissato dei termini precisi nei fatti».
Dunque la gente viaggia su treni senza controllo?
«Entro la fine dell’anno, dove c’è il maggior traffico, 90% della flotta, si andrà a regime, nella rete secondaria siamo indietro».
Il livello di emergenza che lei ha delineato vede al secondo posto la manutenzione.
«Sì, perché una delle principali fonti di incidenti ferroviari deriva dalle porte che non funzionano. E purtroppo le carrozze revisionate escono dalle officine ancora con lo stesso difetto».
Ma non vengono sanzionate le imprese colte in fallo?
«Non esiste un sistema di sanzioni. Nei casi più gravi, blocchiamo il treno».
Altre carenze nella manutenzione?
«Molti peccati veniali e, a ogni controllo, qualche non conformità la troviamo sempre».
E poi ci sono i deragliamenti.
«Sì, qualche treno esce dalle rotaie. Nella prima metà del 2009 ne abbiamo contati sei. Se rimane questo trend, si superano gli otto incidenti dell’anno precedente. Gli svii non ci devono essere sono potenzialmente rischiosissimi».
Colpa dei treni troppo vecchi?
«In Italia abbiamo un parco rotabile vetusto. La settimana scorsa c’è stato un cedimento strutturale analogo a quello di Viareggio. Il carro è del 1958, un treno quasi storico. E conteneva acido cloridrico. Peggio del gpl».
Ma possono viaggiare così vecchi?
«Servono le revisioni. Però, secondo me, serve uniformare la normativa. Si devono controllare ogni quattro anni non solo le cisterne ma anche la parte ferroviaria. Ora invece per quest'ultima il termine è di sei anni. Ma comunque queste modifiche vanno uniformate a livello comunitario».
I sindacati sollevano anche il problema dell’insicurezza nelle gallerie.
«C’è un decreto sulle gallerie che prevede una graduale messa a norma. E le situazioni non a norma sono tantissime. Anche perché l’Italia è il Paese che da solo conta il 50 per cento delle gallerie di tutta la Ue».


Qual è la situazione irregolare più macroscopica?
«Nella galleria tra Bologna e Firenze passa l’80 per cento del traffico nazionale. È centenaria e non è stata pensata per il traffico attuale. Servono interventi urgenti».

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