Cultura e Spettacoli

Intervista a Irvine Welsh

Intervista a Irvine Welsh

Ex tossico, ex ladruncolo, ex cantante punk, ex studente di scienze politiche, sociologia, economia. E poi simbolo generazionale, scrittore stravenduto (e strapremiato), con una vita da gentleman of leisure: il giardino curato, i viaggi, i libri («amo la densità di Jane Austen e George Eliot»). È Irvine Welsh, da Leith, periferia di Edimburgo, 52 anni. Il suo Trainspotting, anche grazie al film di Danny Boyle, lo ha catapultato nell’olimpo, da allora sono passati 14 anni e 7 romanzi. Welsh è a Roma per «Libri Come» e per presentare i racconti di Tutta colpa dell’acido (Guanda, pagg. 294, euro 17), un campione di scrittura clamorosa tra inglese e scozzese (notevole il lavoro del traduttore, Massimo Bocchiola), fatto di trame paradossali e umorismo kafkiano.

Welsh, lei scrive in un misto di inglese e dialetto, viene dalla Scozia. Ha trovato un suo stile nell’essere periferico, nell’allontanarsi dai modelli europei?

«La cultura inglese in genere non ha forte identità europea. Oggi il mondo è globalizzato, purtroppo: essere diversi è un valore. Ma all’inizio non ero così ambizioso da cercare un’identità diversa. Mi accontentavo di cercare un’identità scozzese rispetto alla cultura inglese».

I suoi personaggi consumano droghe. Drieu La Rochelle scrive che i drogati sono i mistici del nostro tempo. Che ne pensa?

«Da sempre il misticismo è collegato alle droghe, in molte culture le celebrazioni religiose sono accompagnate all’uso di droghe. Ma nel mondo contemporaneo le droghe vengono usate diversamente. Se non usi le droghe per celebrare le usi per nasconderti».

Le varie droghe venivano usate da diversi movimenti social-musicali. I punk avevano l’eroina, i ravers, gli acidi. Oggi l’Europa va a cocaina...

«La cultura funziona a rotture e riassestamenti. Il punk e i ravers erano movimenti di rottura. Oggi si usa la coca perché è compatibile con uno stile di vita produttivo. Oggi la coca è come il caffé, serve a far funzionare la società».

I suoi personaggi spesso prendono cinicamente in giro gli sforzi che lo stato sociale fa per assisterli, mostrano le incongruenze delle politiche sociali, specie progressiste.

«Le politiche sociali nacquero per aiutare le persone, ma sono diventate un pretesto per controllarle. La Thatcher escludeva la gente in difficoltà, Blair diceva di volerla integrare, ma il risultato è stato una maggiore oppressione. I miei personaggi non sono solo contro la politica sociale di sinistra. Odiano tutta la politica, perché, da marginali, sentono che la politica odia loro».

Usa spesso citazioni latine. Poi c’è un personaggio, Sick Boy, che ha origini italiane. Insomma, nei suoi libri ci sono spesso riferimenti all’Italia. Come mai?

«La cultura italiana, come quella inglese, mi sembra staccata dalla corrente europea. Mi sono documentato in vari modi, grande influenza hanno avuto i film di Fellini. Sick Boy è un furbo, un rampante, uno che snobba tutto ciò che è scozzese e vuole avere stile, quindi enfatizzare la sua ascendenza italiana. Nel libro che sto scrivendo, che sarà il prequel di Trainspotting e racconterà di come si incontrano tutti i personaggi, Sick Boy torna nel paese dove è nata la madre. Ha l’idea di un villaggio in Toscana dove si fa il vino buono e tutto è avvolto in una bella luce, invece si ritrova in un paese disgraziato, mezzo sepolto da una frana, nel Meridione. L’unico edificio che rientra nell’idea romantica che si era fatto è la stazione ferroviaria. E si affeziona a quella. Il libro uscirà l’anno prossimo».

Molti le danno dell’antifemminista...

«Non sono antifemminista. Questo lo dicono i lettori maschi. Il problema è un altro: siccome mi piace mostrare come le persone si rovinano la vita, e siccome gli uomini sono molto bravi, determinati in questo, di solito non gli si possono mettere accanto figure femminili forti».

Ha detto che un aspirante scrittore non dovrebbe studiare letteratura. Perché?

«Perché amo la letteratura da scrittore e da lettore, e il modo di leggere i libri delle università è analitico, noioso. Poi uno scrittore ha bisogno di capacità di ricerca, di saper trovare informazioni.

Meglio studiare, economia, belle arti o scienze che studiare letteratura».

Commenti