L’INTERVISTA L’EX AZZURRO

Allora Marco Tardelli, com’è questa storia? Ha mai giocato a calcio con Walter Veltroni?
«Non è mai successo. Almeno che io ricordi».
Ma il segretario del Partito democratico racconta di averla avuta come compagno di squadra in una partita disputata a Sabaudia...
«Non so perché lo dica. Probabilmente fa confusione. In quella occasione io c’ero effettivamente, ma da spettatore, fuori dal campo, senza scarpette ai piedi. Ricordo che in porta giocava Massimo D’Alema. E se la cavava piuttosto bene».
E gli altri come si comportavano?
«Molto meglio di quanto pensassi. Per essere dei giocatori improvvisati che si ritrovano ogni tanto e non sono per nulla allenati, non erano niente male. Ma che impegno ci mettevano, e che passione. Ricordo che ne rimasi piacevolmente sorpreso. Il calcio resta sempre un grande elemento di aggregazione».
Dica Tardelli, qual è il suo rapporto con Veltroni?
«Buono, molto buono. Ci conosciamo bene, tifiamo tutti e due per la Juventus e della Juventus parliamo spesso. Lui se ne intende di calcio. Sì, siamo amici, anche se adesso che non abito più in Italia e ho preso casa in Inghilterra, a Londra, ci vediamo poco. Da vice di Giovanni Trapattoni, passo il mio tempo a guardare le partite dei campionati britannici per seguire con attenzione i giocatori irlandesi. E non solo. Il prossimo anno ad aprile saremo avversari di Marcello Lippi e dell’Italia nel girone di qualificazione al mondiale. Ci piacerebbe rendergli la vita difficile».
Veltroni le ha mai proposto di fare politica? Magari di dargli una mano?
«No. Ma se mi avesse chiesto di occuparmi di sport, non mi sarei certo tirato indietro. Penso che avrei fatto bene, benché il mio mestiere sia un altro.

Di sport ne capisco, anche a livello giovanile e sociale».
Perché se ne è andato e non è rimasto nel consiglio di amministrazione della Juventus?
«Non riuscivo a dare quel che volevo, ma della Signora sono sempre innamorato».

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