Roma«Sono esausto». Renato Brunetta ha appena chiuso la tre giorni di lezioni organizzate a via dellUmiltà per venti potenziali candidate alle prossime elezioni europee. È piuttosto soddisfatto e si concede unattimo di tregua prima di lasciare la sede del Pdl. Daltra parte, «sono stati due giorni frenetici», tra convegni (Rotary e Ibm), appuntamenti istituzionali e lintera mattina passata allAquila per il Consiglio dei ministri. E con alle spalle una notte «in cui ho dormito solo quattro ore».
La lezione, però, lha appassionata. È andata avanti una mezzora dopo la campanella...
«Sono state quattro ore belle, importanti e serie».
Le «alunne» che impressione le hanno fatto?
«Molto attente, interessate e moderatamente competenti».
Un po diversa dalle lezioni che teneva alluniversità...
«Quelle erano lezioni di economia, queste sono lezioni di vita vissuta. Ha raccontato la mia esperienza di nove anni al Parlamento europeo».
Tutte giovani e belle. Alcune volti noti della tv. Non si è fatto distrarre?
«Ma io sono un vecchio professore ed è come per il vecchio medico: mica ci si fa distrarre».
Non può dire che è una classe che passa inosservata...
«Il vouyerismo lo lascio ai giornali. Eppoi sono un narciso: stavo molto più attento alle cose che dicevo io che alle facce che avevo di fronte. E da buon narciso cerco di dare sempre il meglio di me».
Insomma, una lezione a tutti gli effetti.
«Anche entrando nel merito. Ho illustrato i rapporti tra le diverse istituzioni Ue, ho parlato di bilancio europeo e bilancio dei singoli Stati, di devolution verso lalto e verso il basso e altro ancora. Insomma, roba pesante».
E ci è scappata anche linterrogazione?
«Certo. Martedì avevo distribuito delle dispense e oggi (ieri per chi legge, ndr) ho interrogato. Daltra parte, nei Paesi dove cè il Phd si studia la sera e ogni giorno si porta una relazione scritta sulle dispense del giorno prima».
Risultato complessivo?
«Medio buono. Dai miei studenti alluniversità spesso ho visto di peggio».
La più brava?
«Lara Comi. Superlaureata alla Bocconi, giovane, bella e già pratica di politica».
Per andare al bagno, quindi, si alzava la mano?
«Certo. Me lo chiedevano e io dicevo di sì o di no».
E dietro la lavagna non cè finito nessuno?
«Italo Bocchino si è affacciato a parlare e lho cacciato. Simpaticamente, è ovvio. Vede, io ho il senso della dignità del lavoro che faccio. La mia lezione è una cosa seria e - seppure gentilmente - non ho tollerato intrusioni».
Alunni ripresi?
«Solo una ragazza che mangiava la gomma. In classe non si può, le ho detto. E devo dire che la ragazza in questione si è un po contrita».
Un suo bilancio di questa tre giorni.
«Unottima idea. Se andiamo oltre la malizia, il punto è che nessun partito ha fatto una cosa simile. Nessun partito ha organizzato corsi per potenziali candidati con professori di questo calibro. Penso a un magistrato del Consiglio di Stato oggi ministro, Frattini, al vicepresidente dellEuroparlamento, Mauro, al sottoscritto e a un altro professore universitario che è Quagliariello. Il tutto fatto senza orpelli, senza fondazioni, senza tanti ItalianiEuropei... Solo chi è deviato mentalmente ci vede del male».
Lha chiamata Berlusconi per chiederle di fare lezione?
«Sì. E ho risposto sono pronto. Daltra parte ho fatto lezione anche al presidente».
Domanda inevitabile: che «alunno» è Berlusconi?
«Ha una tale umiltà che quando non sa una cosa te la chiede e poi prende appunti. E dopo ha la capacità di non dimenticarsela più, anzi solitamente riesce a perfezionarla. È questo lapproccio del presidente e non si capisce davvero cosa ci sia di strano in queste lezioni. Le posso raccontare una cosa?».
Prego.
«Tornando dallAquila dopo il Consiglio dei ministri mi sono fermato in autogrill per un panino. Dieci minuti e arriva Berlusconi. Scende insieme alla segretaria Marinella e a Paolo Bonaiuti, prende un panino e guarda due riviste. Poi, circondato dalle persone che lo salutano e chiedono una fotografia lascia fare.
E che centra, scusi?
«Una persona così un corso di questo genere lo organizza in assoluta buona fede. Sono altri a metterci la malizia».
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