«L’intesa con Berna? Un affare per l’Italia»

Non ci sono paradisi ma inferni da cui scappare

«L’intesa con Berna? Un affare per l’Italia»

«Tremonti sbaglia a snobbare un accordo fiscale con la Svizzera».
Perchè?
«L’Italia avrebbe solo da guadagnare grazie a una sanatoria sul passato che tutelerebbe il segreto bancario. L’Italia, come hanno già fatto Gran Bretagna e Germania, incasserebbe una percentuale sui depositi e i clienti potrebbero mantenere l’anonimato perchè le banche agirebbero da sostituto d’imposta». Marco Jaeggi (nella foto) è coordinatore dell’Istituto di scienze economico giuridiche dell’Università di Lugano e fondatore del centro studi Jean Jacques Rousseau, sempre di Lugano. Su questi temi è uno degli esperti più autorevoli.
Perchè dice che Tremonti snobba gli accordi?
«Perchè la Svizzera dal 2009 si è detta disponibile a firmare un trattato con l’Italia, e lui evita gli incontri e non accoglie ministri e diplomatici».
C’è un motivo?
«Non riconoscibile. La presidente della Confederazione, Micheline Calmy-Rey, ha dichiarato pubblicamente che Tremonti deve avere dei problemi personali nei confronti della Svizzera, perchè nel suo atteggiamento non vi è nulla di razionale».
Ma i fondi in Svizzera fanno subito pensare all’evasione e ai paradisi fiscali e si teme che accordi di qualche tipo possano frenare la lotta contro chi non paga le tasse. Lo ha detto anche il presidente dell’Abi, Giuseppe Musssari.
«È un luogo comune. La maggior parte dei fondi depositati in Svizzera hanno assolto agli obblighi fiscali. Non è denaro nero. E poi i paradisi fiscali non esistono».
Prego?
«Esistono gli inferni fiscali dai quali i contribuenti vogliono scappare».
Quanto denaro italiano c’è in Svizzera?
«Prima della crisi i fondi stranieri erano stimati in 4.000 miliardi di euro, e il 10% era italiano».
Tutti soldi puliti, lei dice: mi permette di non crederle?
«Tutti puliti, o quasi tutti. Se non fosse così perchè la Svizzera favorirebbe accordi con gli Stati esteri? Lo sa che i trattati con Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti permettono alle amministrazioni di quegli Stati di accedere a informazioni bancarie sui clienti? Con voi c’è un paradosso...»
Quale?
«L’Italia dice: non ci date informazioni sugli evasori. La Svizzera risponde: siamo disponibili a darvele. E l’Italia poi sta zitta».
Ma il segreto bancario esiste o non esiste?
«È cambiato, e comunque non protegge la riservatezza sui patrimoni frutto di evasione fiscale. Depositi frutto di fondi neri non convengono più alla banca, perchè si assume un rischio eccessivo, nè al singolo, che compie un atto illegale senza più protezione. Forse, me lo lasci dire, i piccoli istituti sono più permissivi: ma quelli grandi certamente no».


Quando c’è stata la svolta?
«Nell’aprile 2009, quando l’allora presidente della Confederazione,Hans Rudolf Merz, ex membro del cda di Ubs, ha dichiarato:“ La Svizzera non deve più permettere che i fondi derivanti dall’evasione fiscale siano depositati nelle proprie banche“».
E secondo lei con l’Italia come andrà a finire?
«O Tremonti modifica il suo irrigidimento, o gli accordi li firmerà il suo successore».

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