Fabrizio De Feo
da Roma
La chimera di un «accordo ampio», ovvero di una intesa bipartisan comprensiva della nomina del nuovo governatore e della votazione congiunta del disegno di legge sul risparmio, regge soltanto poche ore. Alla prova dei fatti uno dei suoi architravi crolla rovinosamente, seppellendo sotto le consuete polveri della contrapposizione politica le prove tecniche di intesa. Un esito per molti versi prevedibile, anche se il clima che si respira a Montecitorio non è certo quello di uno scontro al calor bianco come avvenuto ad esempio sulla legge elettorale.
Quel che è certo è che lo «stop» dellUnione al disegno di legge sul risparmio non va affatto a incrinare il secondo architrave: la concertazione per la scelta del successore di Antonio Fazio. I sondaggi per la scelta del nuovo inquilino di Palazzo Koch, naturalmente, sono soltanto alle prime battute. E Romano Prodi, dopo la disponibilità al dialogo manifestata lunedì, fa sapere che con Silvio Berlusconi non cè stata «alcuna comunicazione». Ma Francesco Rutelli fa capire che, a riflettori spenti, si sta comunque trattando. «Sì, ci sarà un candidato unitario e Prodi, come è già stato fatto informalmente, avrà il mandato per concorrere al meglio a questa designazione». Nella maggioranza, invece, Maurizio Gasparri, invoca «una scelta talmente autorevole da poter essere ampiamente condivisa e non condizionata o spartita». E Rocco Buttiglione ritiene che il governo «debba farsi carico di una proposta da presentare e non da contrattare». Una scelta da compiere in tempi rapidi perché, dice il ministro dei Beni Culturali, «i mercati hanno bisogno di tranquillità e serenità».
Nel frattempo, in attesa della fumata bianca, la maggioranza tira dritta per la propria strada e punta a chiudere la riforma del risparmio nel tempo più breve possibile. Un compito per il quale non potrà contare sui voti dellopposizione. Lannuncio dato ieri da Giulio Tremonti al termine del Consiglio dei ministri chiude, infatti, in maniera definitiva il canale del dialogo. «Porremo la fiducia. È lunico modo per avere la legge entro venerdì di questa settimana» comunica il ministro dellEconomia. Una scelta che porta lUnione a ufficializzare il proprio «smarcamento». «È del tutto evidente che a questo punto non abbiamo nessun imbarazzo sul nostro voto contrario. Eravamo disposti a discutere i contenuti del ddl, ma lopposizione non può votare la fiducia al governo», annunciano con una sola voce i capigruppo alla Camera di Ds e Margherita, Luciano Violante e Pierluigi Castagnetti. A chiudere la porta contribuisce anche il vicepresidente della Rosa nel pugno, Roberto Villetti per il quale «porre la fiducia sulla legge sul risparmio equivale, per definizione, a chiudere la porta a una convergenza bipartisan».
Sul fronte del centrodestra Pier Ferdinando Casini, durante la registrazione di Batti e Ribatti, si limita a lanciare un appello dai toni istituzionali a entrambe le parti politiche, senza entrare nel merito. «Tangentopoli è nata per linvadenza dei partiti sulla società civile» ricorda il presidente della Camera «oggi il vero problema è la debolezza della politica. Questa è la differenza. Lo ripeto: dopo le dimissioni di Fazio è fondamentale dettare nuove regole in assenza delle quali la politica si presta alle incursioni dei corsari di turno». E se il segretario della Dc, Gianfranco Rotondi, invita la politica a «battere un colpo e a dare una risposta bipartisan su un tema così delicato», il viceministro per i Beni Culturali, Antonio Martusciello, giudica «apprezzabile» la disponibilità del centrosinistra a concordare la scelta del nuovo governatore.
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