Cultura e Spettacoli

L’INTUIZIONE FA MALE AL POLIZIESCO

Anche i grandi qualche volta sbagliano, e questa volta Steven Bochco, ideatore di serie di grande successo come Nypd e Hill Street giorno e notte, non potrà essere particolarmente fiero della sua ultima creatura Blind Justice, ora approdata in Italia su Raitre (giovedì, ore 21) dopo una stagione povera di ascolti sul network americano Abc. La deludente resa di questa serie nasce innanzitutto dallo spunto di partenza, forse originale nella forma ma non nella sostanza. Se infatti può colpire la non comune determinazione con cui il detective Jim Dunbar vuole tornare a lavorare nell'ottavo distretto di polizia a New York nonostante sia rimasto cieco in un precedente conflitto a fuoco con un malvivente, l'evolversi della storia ricalca purtroppo tante altre viste negli ultimi anni all'insegna dei «poteri sensoriali». Jim Dunbar non ci vede, ma sulla scena di ogni delitto ha quello stesso tipo di visioni e percezioni che lo fanno assomigliare troppo a una qualsiasi «strega» dell'omonima fiction, con esiti di scontata ripetitività. Anche perché non c'è niente di più semplicistico e frettoloso, per una serie poliziesca, che affidare la soluzione di ogni caso a una intuizione sensitiva di cui lo spettatore è costretto a fidarsi a scatola chiusa, anziché a un'indagine sviluppata attraverso il senso logico e un ragionamento che non sia solo induttivo. A tutto questo si deve aggiungere l'insolita povertà della sceneggiatura, che non trova di meglio che appesantire il ritorno in attività del detective con una insistente sequela di sberleffi, prese in giro e dispettuci da parte dei colleghi. Se è comprensibile l'iniziale scetticismo verso un collega che a dispetto della menomazione vuole a tutti i costi riprendere il suo ruolo, è stucchevole che in ogni episodio, nonostante le prove sempre più convincenti del detective Dunbar, la reazione di chi lo circonda continui ad essere pregiudiziale. Davvero pochi, in definitiva, i motivi che possono spingere lo spettatore a seguire gli episodi (tre per volta oltretutto) di Blind Justice: si possono salvare gli interpreti, che fanno il possibile per non naufragare districandosi tra dialoghi che non lasciano mai il segno. Ron Eldard (già visto in E.R.) è un protagonista credibile almeno fino a quando non deve affidarsi a derive paragnoste, la moglie Christie (Rena Sofer) fa già più fatica a sostenere i saliscendi emotivi tra il desiderio di stare vicino al marito e la voglia di scappare, i cinici detective Tom Selway (Reno Wilson) e Marty Russo (Frank Grillo, ora tra i protagonisti di Prison Break) devono impegnarsi per non rimanere imprigionati in un ruolo che sfiora sovente il macchiettismo.

No, questa volta la ciambella di Bochco non è davvero venuta col buco.

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