L’invito Sia «condiviso» anche l’omicidio di Ugo Venturini

(...) diritto a una sepoltura, a una degna preghiera dei propri cari. In una parola, si sono trovati privati persino del diritto alla memoria. Che, forse, è il primo dei diritti.
Ormai, c’è arrivata anche la sinistra, tanta sinistra. Senza andare a citare lo stracitato e fin troppo gratificato Gianpaolo Pansa, a cui va comunque il merito di aver tolto dall’archivio degli studi per iniziati il lavoro di Giorgio Pisanò, penso, a livello politico, alle straordinarie parole pronunciate tante volte dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano o dagli ex presidenti della Camera Luciano Violante e Fausto Bertinotti, anche non in veste istituzionale, ma da segretario di Rifondazione comunista. Situazione che rendeva più difficile il tutto.
Oppure, gli artisti, alcuni artisti, e gli intellettuali, alcuni intellettuali. Il cuoco di Salò di Francesco De Gregori, il racconto di quelli che «dalla parte sbagliata si muore», resta la vetta più alta mai raggiunta per raccontare quelli a cui è stato negato il diritto alla memoria. Ma, senza scomodare il Principe della musica, il più grande di tutti, persino vicino a casa nostra c’è chi non ha smesso il vizio della ragione e della memoria. Penso, ad esempio, a uno storico come Silvio Ferrari e al suo discorso sulle foibe pronunciato il 25 aprile a Santa Margherita Ligure. Oppure, sempre per restare a Santa, alla scelta coraggiosa del sindaco Roberto De Marchi, che viene da una storia comunista, ma ha rotto da un pezzo con il centralismo democratico ed ha capito che i morti non hanno colore, che la memoria non ha vincitori e vinti, che l’umanità non ha padrini politici. Ma solo quelli del cuore.
Eppure, dalle nostre parti, dire tutto questo - ricordare come ha fatto il nostro Ferruccio Repetti nella trasmissione di Telecity L’equilibrista che i bambini trucidati in nome della politica perchè ritenuti «fascisti» sono una vergogna assoluta, come il nazismo - risulta ancora eretico.
Penso al muro di gomma dell’assessore provinciale alla cultura sul caso del convegno sulle foibe sollevato dal Giornale nel silenzio di tutto il resto della stampa (persino quando è arrivato a livello istituzionale) e anche di gran parte del Pdl, magari impegnatissimo a commentare il buco della sanità.
Penso al fatto che Claudio Burlando, di fronte ai temi della resistenza, perda il suo solito aplomb che lo fa essere anche un moderato su alcune vicende, e quasi salga sui monti con il mitra. Quello che è successo a Lavagna, di cui ha scritto la nostra Monica Bottino in queste pagine, ha dell’incredibile.
Penso alla dichiarazione dell’altro giorno di Marta Vincenzi, che pure spesso non è organica al partito, che ha negato anche la sola possibilità di una memoria condivisa.


Penso al fatto che il segretario regionale del Pd e consigliere regionale Lorenzo Basso, che pure è persona moderata e perbene, firmi un comunicato in cui prende le distanze dal sindaco di Santa, spiegando che le foibe si possono e si devono ricordare, ma non il 25 aprile, perchè quello è il giorno dedicato ai partigiani.
Come se il calendario fosse loro. Come se la memoria fosse loro.
Che tristezza.

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