L’ippica per non scomparire chiede interventi strutturali

A me pare che il mondo dell’ippica esageri nel tentare di dipingersi come una sorta di mammoletta che all’improvviso si risveglia e si rende conto della realtà (drammatica), ed a questo punto si parte con appelli al vogliamoci bene, non facciamoci del male da soli, basta guerra di tutti contro tutti e amenità del genere. Sull'argomento la dice lunga l’ultimo quanto inutile raduno sull’ippica tenutosi a cura di una associazione proprietari in quel di Napoli. Il problema è sempre lo stesso: ripropongo per l’ennesima volta la storia che era sotto gli occhi di tutti, ma chi doveva vedere non ha visto o peggio non ha capito. L’ippica, aveva una rete di raccolta capillare che bene o male aveva retto all’assalto all’arma bianca da parte di tutte le altre opportunità di gioco messe in campo da Aams (Azienda Autonoma Monopoli di Stato). Con l’ormai famoso decreto Bersani, questa rete è stata annullata con il fine di ricondurre il gioco transitato su questa rete ad una nuova e diversa rete comunemente conosciuta come Corner ippici. Il primo errore gravissimo di valutazione è stato nell’ipotizzare che gli oltre novemila Corner messi a bando potessero sostituire la rete esistente di circa 19mila punti costituita dalla rete Sisal e Lottomatica. Come se questo non fosse sufficiente, dei Corner messi a bando ne sono stati assegnati soltanto 7.500 e per concludere pare ne siamo stati attivati circa quattromila. Si tratta di un vero disastro annunciato che chi doveva vedere non ha visto, ma questo ancora non basta. Il perché è evidente: le Agenzie ippiche, assegnate nello stesso concorso, hanno pagato ad Aams, quale tassa di concessione grosso modo, circa duecentomila euro per concessione, mentre i Corner mediamente non hanno superato i diecimila euro. È chiaro che in caso di una loro mutazione con uno sconfinamento nelle tipologie di raccolta delle Agenzie, porterebbe all’apertura di un contenzioso foriero di danni quale risarcimento a favore delle Agenzie ippiche assegnate. Cosa possiamo fare? Lo dico e lo ripeto da tempo: a noi ci hanno messo in questo cul de sac, Aams principalmente e chi aveva la responsabilità all’Unire di valutare capire e intervenire, al posto di spargere ottimismo un tanto al kg.
In buona sostanza la politica. Pertanto questi soggetti dovranno prima o poi intervenire se non vorranno portare l’ippica a fare la fine dell’ippica belga che una mattina ha chiuso i battenti ed ancora oggi non si è ripresa. Attenzione: gli interventi non potranno essere episodici o una tantum, ma strutturali, del tipo per esempio ipotizzato dal presidente di Snai Maurizio Ughi sulla possibilità di creazione di una zona franca all’interno degli ippodromi metropolitani, dove sia permessa l’installazione di giochi da parte di Aams con il riversamento della totalità dei proventi a favore della formazione del montepremi. D’altra parte, queste cattedrali nel deserto che sono oggi gli ippodromi, con un costo a carico della collettività non più sostenibile, dovranno trovare una utilizzazione, se possibile a beneficio del settore.

Augurandoci che il prossimo governo dimostri una sensibilità per la cosiddetta filiera ippica, partendo da un confronto serio sulla riforma della legge 449 che intenda riportare alla centralità del settore l’allevamento. Oppure, prepariamoci alla fine dell’ippica Belga.

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