L’ippica per risollevarsi vuole un’Unire dinamica

Ernesto Cazzaniga*

In questi lunghi mesi di crisi ippica, se ne sono dette tante, troppe, direi, che da più parti si è superato il senso dell’equilibrio e della misura. Più volte ho rimarcato come un sito Internet continua sistematicamente a pubblicare quotidianamente insulti, improperi e quant’altro necessario a destabilizzare un sistema che, al contrario, necessita di un ritorno alla quiete, per vedere cosa si può fare per rimediare ad una situazione molto preoccupante. Recentemente sono stato accusato di considerarmi il presidente della categoria principale, disinteressandomi e mettendo in secondo piano le altre categorie. Anche se sono convinto che gli allevatori hanno un’importanza primaria in un mondo in cui la categoria apre una catena produttiva che ha il suo evidente traguardo nella competitività in pista, non ho detto questo, ma ho semplicemente riportato un pensiero del ministro Alemanno che nel corso di questi ultimi anni ha certamente potuto constatare la vitalità del mondo allevatorio. Inoltre non ho certo ridimensionato la categoria dei proprietari, anzi ho detto più volte di avere «l’anima del proprietario», rischiando di vincere nel 1987, proprio come proprietario una... corsetta che si chiamava «Roosevelt International Trot» con Esotico Prad, protagonista anche al Gran Premio Lotteria in un periodo in cui gli indigeni stentavano ad affermarsi. Anzi ho più volte proposto molte iniziative atte a favorire incentivi a proprietari ormai saturi della crisi attuale ed altre tendenti ad appassionare e «reclutare» nuovi proprietari. Quanto alle altre categorie ho affermato, e continuo a farlo, che sono costituite da dipendenti, ma questa è una libera espressione del pensiero che certamente non intacca la dignità dei professionisti che lavorano e che certamente contribuiscono allo spettacolo ippico.
E non sopporto di essere definito «teorico», in quanto più volte ho suggerito strade per poter uscire dalla crisi, contrariamente ad altri, che si sono limitati a pontificare ed a criticare senza alcun costrutto. Queste polemiche gratuite non fanno bene all’ambiente e il livore con cui sono espresse vanificano anche quelle affermazioni su cui si può essere d’accordo. Per cui bando ai teorici e lavoriamo tutti nell’unica direzione possibile, quella del ragionevole equilibrio.
Abbiamo avuto modo di chiedere all’Unire una maggiore umiltà. Ora vogliamo esortare l’Ente ad un maggiore dinamismo nel trovare quelle risorse che possano consentire la sopravvivenza del settore e, soprattutto, le sicurezze delle entrate. Questo peraltro nella consapevolezza che i fondi sono quelli che sono e che la legge Masini è riuscita solo in parte ad alleviare i problemi. Anni fa un allevatore fra i più carismatici del settore, Lazzaro Jemma, scomparso recentemente, si esprimeva con una colorita espressione: «L’acqua è poca e la papera non galleggia». Purtroppo cambiano i tempi, cambiano le stagioni, i figli succedono ai padri, ma la situazione di grave crisi attanaglia l’ippica. Ma in fondo i nostri padri avevano la legge Mangelli che costituiva l’impalcatura dell’ippica, e che ha garantito anni di stabilità. Adesso è un tirare a campare attraverso aiuti economici occasionali. Quello che più preoccupa è la stagnazione che è in atto da un po’ di tempo, al punto che se taluni dei nostri interventi di alcuni mesi fa su queste colonne venissero riproposti invariati con le stesse parole e le stesse virgole, i contenuti rimarrebbero attuali, proprio perché nulla è mutato. Ad esempio il nostro appello al mondo politico (si era nel mese di gennaio di quest’anno) è rimasto inascoltato.

Tornando a parlare di Unire possiamo scindere due questioni nelle annose difficoltà dell’Ente: da un lato la questione economica gravissima e non risolvibile se non si trova un’armonia tra tutti i settori, dall’altro l’aspetto tecnico-organizzativo in cui chiediamo all’Unire una maggiore vivacità, e soprattutto il rispetto dei tempi e delle scadenze. Se almeno l’aspetto tecnico venisse migliorato e perfezionato, una parte dei problemi sarebbero risolti.
*Presidente Anact
(Associazione nazionale allevatori cavallo trottatore)

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