L’ira dei carabinieri: umiliati da Prodi

da Roma

Prove tecniche di sindacato per i carabinieri. L’Assise di rappresentanza dell’Arma scalda gli animi dei militari, insoddisfatti per le ristrettezze loro riservate dalla Finanziaria, e per un clima politico considerato non favorevole. Ultimo episodio, la mancata commemorazione ufficiale della strage di Nassirya: l’assemblea ieri voleva «trasferirsi» all’Altare della Patria per rendere omaggio ai caduti nell’attentato in Irak. Poi i rappresentanti del Cocer hanno cambiato idea e destinazione, e in serata sono stati ricevuti in 40 (il comitato di presidenza del Cocer più un delegato per ogni Coir e Cobar, cioè i consigli intermedi e quelli di base) dalla commissione Difesa a Palazzo Madama, dove hanno espresso le proprie perplessità sia sul trattamento economico dei militari (la legge di bilancio prevede un aumento in busta paga di soli 4 euro mensili) che sui tagli ai fondi per la sicurezza. Il presidente della Commissione, Sergio De Gregorio, era andato in assemblea con la sua omologa di Montecitorio, la diessina Roberta Pinotti. E l’ex esponente dell’IdV, proponendo di lavorare insieme al riordino della rappresentanza militare, ha annunciato tra gli applausi che non voterà la Finanziaria se l’esecutivo non raddoppierà gli stanziamenti per la sicurezza. Per i carabinieri c’è molto che non va. Non solo il «vergognoso aumento di quattro euro al mese», spiega un rappresentante dei Coir, ma anche i tagli ai fondi.

Anche il colonnello Antonio Pappalardo, storico rappresentante Cocer, conferma: «Si va verso la svolta sindacale, anche per una serie di fatti che accentuano le tensioni». Il riferimento è alla sala di Montecitorio intitolata a Giuliani, agli incarichi istituzionali assegnati a ex terroristi e alla celebrazione saltata per Nassirya.

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